Rifiuti tossici nel Salento? Nessuna inchiesta partirè

Nonostante le rivelazioni rilasciate dall’ex boss Schiavone, la Procura di Lecce non intende aprire un fascicolo sui rifiuti tossici che sarebbero interrati nel suolo del Salento.

Pare che la Procura leccese non abbia intenzione di aprire alcun fascicolo in merito alle rivelazioni che l’ex boss Schiavone ha lasciato agli inquirenti nel 1997, svelando un ipotetico vaso di pandora sulla gestione dei rifiuti e l’utilizzo illegale di discariche in Puglia e nel Salento.  ''Non corriamo dietro ai fantasmi, non lo abbiamo mai fatto e certo non lo faremo questa volta'' le affermazioni lapidarie del Procuratore Capo, Cataldo Motta.

Non lascerebbero spazio ai dubbi le dichiarazioni rese nelle ultime ore dal Procuratore Capo, Cataldo Motta, in merito all’eventualità che si possa aprire un inchiesta sulla presenza o meno di rifiuti tossici nel Salentoterritorio che, in base alle dichiarazioni del pentito campano, Carmine Schiavone, sarebbe stato meta finale di traffici illeciti mesi in atto da organizzazioni mafiose.
La Procura distrettuale antimafia di Lecce ha, infatti, accuratamente valutato l'ipotesi di ascoltare il l’ex boss dei Casalesi. A quanto emerge, la fumata del primo incontro tra il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, il procuratore aggiunto Ennio Cillo, capo del pool ambiente, e i carabinieri del Noe di Lecce, sarebbe nera. L’ultima parola, ovviamente, è spettata al Procuratore Cataldo Motta che ha affermato, senza mezzi termini, che le dichiarazioni di Schiavone “non hanno fondamento, troppo generiche e soprattutto prive di riscontri''. I fatti, del resto, risalirebbero alla fine degli anni ’90 e si fonderebbero su indicazioni troppo generiche, a fronte, invece, di precise indicazioni date dal collaboratore di giustizia in merito a siti insistenti, a quanto pare, in Molise.
Insomma, non ci sarebbero elementi per procedere all’avvio di un’inchiesta sul Salento indicato da Schiavone tra i terminali delle operazioni di scarico e tombamento della camorra di sostanze tossiche, fanghi industriali, rifiuti di lavorazione e rifiuti radioattivi.
Rimbalzano, così, le parole del Governatore di Puglia, Nichi Vendola,  ''Non alimentiamo allarmismi'' pur se – precisa il presidente della Regione –  sulla questione c'è la ''massima'' attenzione.  ''Credo sia giusto – dice Vendola – che la comunità pugliese debba sapere se quelle dichiarazioni rendevano necessario un successivo approfondimento investigativo e se esso vi sia stato''. Ad oggi la Giustizia ha deciso di non muoversi, ma nulla si può dare per certo e definitivo.

Intanto, però, la Procura di Bari ha deciso nelle ultime ore di aprire un' indagine conoscitiva, senza reati né nomi di  indagati, per monitorare il territorio. Dal capoluogo pugliese giunge anche notizia della costituzione di una task force che si occuperà del caso. Intanto il PM Pasquale Drago afferma ''Il procuratore di Lecce Cataldo Motta ha ragione: non ci sono concrete evidenze di un rischio per la salute dei cittadini pugliesi, ma abbiamo il dovere di dare una risposta certa sullo stato di salute della regione''.



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