L’epilessia e il mistero dei 16 fori sul cranio dei Martiri di Otranto. Esperti a confronto

Quanti progressi sono stati fatti da quanto si usava la polvere di cranio per curare l’epilessia? Al centro del congresso della sezione pugliese della Lice, la lega italiana contro l’epilessia, il ‘metodo’ da utilizzare nella comune pratica clinica.

Fin dal tempo dei Babilonesi, circa 3mila anni fa, si cerca di studiare le cause dell’epilessia, una delle malattie neurologiche più diffuse e che fanno più paura a causa dell’imprevedibilità con cui si manifesta. Non è facile per una persona convivere con la consapevolezza che nella propria vita ci possano essere dei ‘momenti’ che sfuggono completamente al proprio controllo. Senza contare i limiti che ne derivano: dalla guida dell'automobile, allo sport, passando dal lavoro solo citare alcuni esempi. Nonostante la strada sia ancora lunga, sono stati tanti i progressi fatti in questo campo eppure nonostante la razionalità scientifica sia riuscita a sfatare molte superstizioni, restano alcuni pregiudizi.
 
All’epilessia si lavora insieme. Si discutono casi clinici con difficoltà di inquadramento diagnostico e terapeutico. Temi – come fa sapere l'Associazione Salute Salento che ha diffuso la nota – affrontati anche durante il congresso della sezione pugliese della Lice – la lega italiana contro l’epilessia – che si è tenuto venerdì scorso presso il Rettorato. Al centro dell’incontro il “metodo” da utilizzare nella comune pratica clinica: dal dubbio elettro-clinico, alle novità dei rapporti fra epilessia e alimentazione, fino all’interazione con la cannabis. Basti pensare al ‘cannabidiolo’, un composto che sarebbe capace di ridurre della metà gli attacchi in chi soffre di forme gravi di epilessia  come la sindrome di Dravet e la sindrome di Lennaux-Gastaut, almeno secondo quanto suggerisce uno studio presentato a Washington, al congresso dell’American Academy of Neurology.
 
Progressi della medicina ben lontani dai «prodigi» terapeutici del tardo medioevo, quando a Otranto venne ritrovato l’unico cranio, su 813 martiri, crivellato da 16 fori che ha sempre affascinato curiosi e turisti.  Il mistero è stato svelato da uno studio dell’Ateneo di Pisa. La polvere ottenuta dallo sbriciolamento delle ossa del cranio serviva a preparare ‘drink’ a scopo terapeutico, per guarire malattie come l’epilessia, l’ictus o paralisi, un rimedio superato nel 18esimo secolo con lo sviluppo della medicina. Insomma, si curavano un gran numero di malati utilizzando parti del corpo dei cadaveri.
 
 «In Italia una persona su 100 è colpita da una forma di epilessia – spiega Paolo Tinuper, professore all’Istituto di Scienze neurologiche all’università di Bologna –  Forme benigne ma anche maligne che portano a una qualità di vita molto povera, a un handicap psicofisico importante, a crisi e ospedalizzazioni ripetute, a traumi cranici, a  vita disagiata e anche alla morte». Il prof. Tinuper assicura che un terzo delle persone colpite da epilessia guarisce sempre. Un altro terzo migliora ma deve continuare a fare terapie e un terzo, infine, sarà sempre farmacoresistente.
 
Si stima – si legge nel comunicato stampa diffuso dall'Associazione Salute Salento – che in provincia di Lecce le persone affette da epilessia siano circa 6.500 – 8.000. Diffuse a macchia di leopardo da Campi Salentina a Gagliano del Capo. Un esercito di “epilettici” che però non risulta arruolato nelle cartelle sanitarie.
 
«Non è detto che qui abbiamo veramente un’incidenza pari alla media in Italia – spiega il dottore Angelo Massagli, responsabile della Neuropsichiatria infantile della Asl di Lecce – Ma è anche vero che non tutti i casi si diagnosticano bene».
 
Per seguire le situazioni, anche le più complesse, ì esistono due centri di riferimento dove effettuare l’elettroencefalografia (l’esame principale per la diagnosi): uno a Scorrano e uno a Lecce presso la sede della direzione. Recentemente il dottor Massagli e il suo staff, su sollecitazione della Regione che ha attivato i servizi per gestire l’autismo, ha censito le varie situazioni dell’epilessia nell’età evolutiva.
 
«Da noi i casi di bambini colpiti da epilessia – conclude il neuropsichiatra – sono poche centinaia. Potrebbe essere anche un valore sottostimato. Abbiamo in carico circa 5mila bambini con qualche disturbo della sfera psichica, ma l’epilessia è presente solo in qualche centinaio di casi».



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