Lecce al primo posto in Italia nella cura del Linfoma di Hodgkin. Lo afferma uno studio internazionale

Il gruppo di ricerca coordinato dal Centro studi di Lecce ha documentato l’efficacia del Brentuximab anche nella diagnosi di primo livello della malattia. Soddisfazione da parte del Direttore della Asl Giovanni Gorgoni.

È un particolare tipo di linfoma, descritto per la prima volta da Thomas Hodgkin nel 1832 che si manifesta  in 7500-8000 nuovi casi all'anno, la cui incidenza si attesta su 3 casi su 100.000 nei paesi occidentali. Nei soli Stati Uniti rappresenta lo 0,7% di tutte le forme tumorali maligne presenti, arrivando a livello mondiale a raggiungere l'1%. Rispetto all'età anagrafica l'incidenza è bassa se si considerano persone troppo giovani (minori di 10 anni) o anziani (maggiori di 60 anni) mentre il picco di manifestazioni la si ritrova verso la seconda-quarta decad ed è stata valutata una maggiore preponderanza verso l'uomo rispetto alla donna per quanto riguarda tale manifestazione.
 
Si tratta del Linfoma di Hodgkin per il quale, però, c’è una buona notizia tutta salentina: uno studio ha confermato le ipotesi che con grande lungimiranza erano state avanzate dagli   oncologi-ricercatori che prestano la propria opera a Lecce, prof. Massimo Federico, titolare della Cattedra di Oncologia Medica presso l’Università di Modena (attualmente come visiting professor presso il Dream, il laboratorio diffuso Università-Asl) e il primario di Ematologia del “Vito Fazzi”, Nicola Di Rienzo.
 
La sperimentazione sulla molecola Adcetris (nome commerciale Brentuximab-vedotin), anticorpo monoclonale, è stata autorizzata dal Comitato etico e dall’Aifa.
 
Il gruppo coordinato dal Centro studi di Lecce ha documentato l’efficacia del Brentuximab anche nella diagnosi di I livello del linfoma di  Hodgkin. «Mentre adesso – spiega il professore Federico – viene impiegato solo in 2^ linea, quando non risponde alle chemioterapie». A rendere noto il risultato della ricerca il centro Salute Salento
 
«Siamo stati particolarmente lungimiranti prevedendo l’utilizzo del farmaco non solamente come accade adesso per i casi recidivanti e quelli refrattari alle chemioterapie, ma anche in 1^ linea nella cura di questo linfoma, che è quello che ha la maggiore possibilità di guarigione, oltre alla resistenza più agguerrita, nei pochissimi casi in cui diventa poco rispondente alle terapie», dichiara con soddisfazione il Direttore Generale dell’Azienda sanitaria Locale di Giovanni Gorgoni.
 
Il Dream, coordinato dal professore Michele Maffia, che oggi conta su 15 studi approvati dal Comitato etico, sta sviluppando il settore delle biotecnologie, orientate alla promozione della ricerca.
«Nel corso degli ultimi 10 anni abbiamo attivato circa 150 studi – fa sapere, invece il dott. Di Rienzo che fa il punto sull’operato del centro leccese – questo dà sicuramente un grosso vantaggio ai pazienti salentini perché hanno l’accesso a nuove molecole che altrimenti non potrebbero ottenere. E costituisce un risparmio notevole per l’azienda in termini di spesa farmaceutica, almeno un milione di euro con tutte le molecole che abbiamo sperimentato e che gli ammalati hanno ricevuto. L’emigrazione salentina verso le regioni del è pari al 5%, come l’Emilia Romagna. Spero entro l’anno – conclude – di avere le camere sterili che completeranno il percorso di cura».



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