Venticinque anni fa moriva Gianni Brera, grande polemista reinventò il gergo calcistico

Domani un quarto di secolo dalla morte del celebre giornalista e scrittore lombardo deceduto in un incidente stradale alla vigilia di una partita della Nazionale di Calcio.

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La morte Il 19  dicembre 2017 sono venticinque anni dalla morte di Brera. Questo ci consente di ritrovare qualche perla perduta per i giovani che non l’hanno conosciuto. Giovanni Brera, figlio di Carlo e Maria Ghisoni, era nato a San Zenone Po, in provincia di Pavia, l’8 settembre 1919. Studiò a Milano e a Pavia, dove conseguì la maturità scientifica nel 1938 e poi la laurea in Scienze Politiche. Cominciò a scrivere a 16 anni sul “Corriere del calcio” e sul “Popolo” di Pavia. A 19 compare sul “Guerin Sportivo”, firmandosi GIBIGIANNA.

Inventore di neologismi entrati nel lessico comune. Forse il più importante scrittore di sport che l’Italia abbia mai avuto. Il segno di Brera nella lingua italiana si ritrova anche nei numerosi neologismi ideati per descrivere il gioco del calcio: termini come centrocampista, libero, melina, goleador, pretattica, sono ancora oggi correntemente usati nel gergo sportivo e nel linguaggio comune.

È considerato il padre del giornalismo sportivo italiano. Ha cambiato il modo di raccontare il calcio, inventando linguaggio e nomi come anzidetto.

Gianni Brera è stato un grande scrittore, ma soprattutto uno straordinario innovatore. Con la sua penna sublime, ha innalzato la cronaca sportiva a pura poesia. La massima espressione del gergo breriano è il nome “Eupalla”, a indicare un’immaginaria dea del calcio, mutuato da Euterpe, musa protettrice della musica e della poesia lirica.

È stato un grande ammiratore di Nereo Rocco. Non c’è dunque da stupirsi che sia stato lui a inventare la parola “libero”, per indicare l’ultimo baluardo davanti al portiere, scrivendola su un tovagliolo a cena con il “Paron”. Nacque dalla sua penna anche il termine “contropiede”, inteso come sinonimo di gioco di rimessa, a suo dire una vera e propria filosofia che rispecchiava in pieno lo spirito italiano. Per lui, il difensivismo era l’unica soluzione per compensare l’inferiorità fisica del popolo italico. E poi si sono i tanti nomignoli e appellativi dati ai più grandi campioni degli anni ’60 e ’70. Ribattezzò “Abatino” Gianni Rivera, che per tutti era il Golden Boy. Boninsegna diventò “Bonimba” e Paolo Pulici “Puliciclone”. Ma il soprannome più azzeccato fu “Rombo di Tuono”: “Sentirmi chiamare in quel modo, mi fece diventare persino più forte“. In questa confessione di Gigi Riva c’è tutta la magia di Gianni Brera.

Negli anni ’70 scrisse  per La Gazzetta dello Sport e per un breve periodo (1979-1982) lavorò per Il Giornale di Indro Montanelli, fino a quando nel 1982 passò a la Repubblica, cui restò legato fino al termine della sua vita. Tra le numerose testate su cui Gianni Brera scrisse vi sono anche il quotidiano francese L’Équipe e quello ungherese Népszabadság. I suoi articoli sono stati tradotti in diverse lingue.

Si devono a Brera anche numerosi libri: manuali, saggi, romanzi, racconti e opere teatrali e radiofoniche. Comparve a lungo in televisione nelle trasmissioni La domenica sportiva  (anche accanto all’amico di numerose avventure calcistiche Beppe Viola ), Il processo del lunedì L’Accademia di Brera (per l’emittente Telelombardia).

Nato nella Lombardia attraversata dal Po, amava il fiume, il buon cibo delle sue parti e il fumo. È morto nella sua terra, in un incidente automobilistico nel 1992 dopo una cena con amici sulla strada che collega Codogno a Casalpusterlengo, quando un’auto che andava in senso opposto a una velocità molto alta sbandò e invase la carreggiata dove viaggiava l’auto di Brera, uccidendone sul colpo anche i tre occupanti.

Nel 2002 l’Arena Civica di Milano fu reintitolata a suo nome, e l’allora sindaco della città Gabriele Albertini disse: «Arena Civica era una definizione troppo formale, finalmente questo luogo ha un nome che sa di grande umanità e dedizione allo sport». Sulla tomba di Gianni Brera a  San Zenone al Po ogni mese viene depositato come omaggio un sigaro toscano. Alla sua memoria, dal 2001 si assegna il premio Gianni Brera “Sportivo dell’Anno”.

Ivan Vedruccio



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