​Gallipoli, Porto Cesareo e la Grotta della Poesia: quando il turismo incontrollato rischia di compromettere un territorio

Record di presenze in tutto il Salento per questa estate 2017, ma la mancanza di una strategia che regoli i flussi turistici comincia a creare non pochi problemi.

Nonostante il caldo e l’afa irrespirabile delle ultime settimane, questi giorni di agosto stanno facendo registrare al Salento un susseguirsi di record in termini di presenze che, se non astronomiche, sono senza dubbio sconosciute a molte e assai più blasonate località turistiche sparse in tutta Italia.
 
Non solo Gallipoli, la città bella sullo Ionio, ma anche Porto Cesareo, Torre Lapillo, Melendugno e numerosi altri centri in tutta la Terra d’Otranto continuano a subire quella che può definirsi a tutti gli effetti un’invasione di vacanzieri che, provenienti da ogni dove, affollano le loro strade e ne occupano i lidi come api attratte dal miele.
 
Non accennano a placarsi, a tal proposito, le polemiche seguite alle immagini della Grotta della Poesia, in quel di Roca, letteralmente assediata dai bagnanti in occasione del ferragosto e lo stesso dicasi per le spiagge disseminate lungo il nostro litorale che, preso di mira da centinaia di migliaia di persone ogni giorno, a stento riesce ancora a mostrare un angolo di sabbia libero.
 
Bisogna, poi, considerare anche i rallentamenti biblici subìti dal traffico che, notoriamente orfano di una viabilità adeguata a questi numeri, crea disagi di non poco conto tanto a chi viene quanto, e soprattutto!, a chi è del posto. Eppure, di esempi virtuosi, in questo senso, il nostro Paese ne offre diversi. Basti pensare alle stesse Capri, Vietri sul Mare o alle marine della meravigliosa Costiera Amalfitana dove, per recarvisi, ci si deve attenere alla regola del numero chiuso. 
 
Per carità,  ben vengano i turisti, anzi!, mille volte benvenuti ma, date le cifre di anno in anno sempre più nutrite, dopo l’ottima sponsorizzazione che ha fatto conoscere al mondo intero il nostro territorio, per quest’ultimo (e per chi lo amministra probabilmente) è giunta l’ora di pensare a una strategia capace di incanalare e rendere più sostenibile un simile afflusso umano che, diversamente, rischia di comprometterne la fragilità trasformando i visitatori, da manna del cielo, in piaga come le locuste.
 
Luca Nigro



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