Paolo Pastore: il coraggio di fare impresa e la forza di avere successo

Un cammino che inizia a piccoli passi tra i tavoli del ristorante di famiglia, sotto lo sguardo vigile di una madre intraprendente che gli ha insegnato il senso per gli affari. Vi raccontiamo Paolo Pastore.

Paolo Pastore ha 54 anni e scrive la storia della movida gallipolina con l’inchiostro della musica da oltre vent’anni, facendo ballare l’estate ionica da prima che Gallipoli divenisse una mecca per il turismo giovanile proveniente da tutta Italia.

Oggi vi raccontiamo come è esploso il successo del patron del Riobo nonché colonna portante del Pastore Group, cui fanno capo strutture come il Première, Villa dei Fiori ed il Relais Regina Rosanna.

Ciao Paolo, ci racconti il percorso che ti ha portato ad essere l’imprenditore che sei oggi?

Devo molto a mia Madre, mi ha insegnato lei lo spirito di sacrificio e l’oculatezza negli investimenti ed è stata il mio esempio più importante. Rosanna Vantaggio -così si chiama mia madre- è una figura chiave nella mia crescita di uomo e di imprenditore, mio padre è scomparso prematuramente e lei ha cresciuto me ed i miei due fratelli con coraggio e determinazione, portando avanti il ristorante di famiglia. Proprio tra i tavoli di quel ristorantino nell’entroterra ho imparato cosa volesse dire rimboccarsi le maniche. La mia famiglia, il lavoro, i tanti viaggi in giro per il mondo e la formazione sul campo hanno indubbiamente contribuito a rendermi la persona che sono oggi.

Perché vi siete trasferiti a Gallipoli?

Ci siamo trasferiti a Gallipoli nel 1986 seguendo una mia intuizione. Avevo lavorato per diverse stagioni nei locali di Riccione, di Rimini e di Courmayeur ed ero tornato in Salento con l’obiettivo di far crescere il nostro ristorante dislocandolo in una località balneare.
Il destino della mia famiglia fu poi segnato dal cruciale incontro con Don Carlo Coppola, proprietario di un grande camping vicino alla costa gallipolina. Gli proposi di offrire ai suoi ospiti un servizio di ristorazione: avviammo l’esperimento di una pizzeria nel campeggio e fu un successo, era nata “La Masseria”. Dopo dieci anni giunse il momento di reinvestire i profitti e, avendo constatato che a Gallipoli mancava una discoteca come quelle che avevo sempre visto a Rimini ed a Riccione, decidemmo di puntare sull’intrattenimento. Erano i primi anni del 1990 e di lì a poco avremmo inaugurato il Riobo.

Hai mai avuto paura di non farcela?

Certo! Anche oggi che i miei locali sono aziende solide ogni stagione è una scommessa. In tutti questi anni di lavoro abbiamo commesso qualche errore ma siamo sempre riusciti a trasformare quelle cadute in occasioni di crescita perché, incredibilmente, anche l’errore può essere un investimento. Ho avuto comunque la fortuna di avere sempre al mio fianco una squadra vincente, con mia madre ed i miei fratelli accanto lo spazio per la paura si riduce.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare imprenditori?

Viaggiare, formarsi, osservare e sognare. Consiglio ai giovani di formarsi sul campo e di esplorare il mondo perché viaggiando si cresce e si viene a contatto con culture ed economie che sono molto più avanti di noi e che, puntualmente, ci precedono di decenni. L’atteggiamento vincente è osservare e prendere spunto dall’estero ma senza copiare, le idee innovative vanno portate a casa e riadattate alla nostra terra ed alle nostre tradizioni. Gli aspiranti imprenditori non dimentichino poi di sognare perché in questo mestiere i sogni ambiziosi sono la benzina di ogni progetto.

Alcuni sostengono che il turismo in Salento abbia preso la strada del declino e temono che tutta l’economia locale possa risentirne. Vale davvero la pena investire?

Personalmente credo sia una fase transitoria riconducibile al fatto che siamo cresciuti troppo in fretta. Gallipoli nel giro di un decennio è stata presa d’assalto dal turismo di massa e non ha avuto il tempo di reagire in maniera pianificata, per molti anni abbiamo assistito ad una disorganizzazione amministrativa ed imprenditoriale che ha portato la Città Bella ad essere spesso terra di nessuno. Nonostante questa circostanza se penso al futuro sono positivo, anche Ibiza ha avuto un momento di decrescita dieci anni fa ma proprio quella crisi passeggera ha costretto le istituzioni a riorganizzare i servizi pubblici e a concertare gli operatori economici, tracciando così la rotta della ripresa.

Cosa serve a Gallipoli ed al Salento per crescere?

Credo che per Gallipoli stia per chiudersi il ciclo del turismo di massa e dobbiamo puntare ad attrarre una clientela nord europea ed internazionale, per farlo si deve investire molto sui servizi perché l’indiscutibile bellezza del nostro mare, da sola, non basterà a sedurre il turismo d’élite.
Ovviamente la crescita non dipenderà solo dalle istituzioni locali ma anche e soprattutto dalla politica regionale e nazionale, punto critico sono infatti le infrastrutture. La verità è che in Salento manca una classe politica che sappia puntare i piedi e che sappia comprendere e risolvere le problematiche degli imprenditori, vessati da tasse altissime e costretti a subire una burocrazia spesso inutilmente complessa. Anche gli imprenditori dovranno fare la loro parte, formandosi e formando le proprie risorse umane.

Quali sono i progetti futuri del Pastore Group?

Per la prossima stagione contiamo di inaugurare una nuova struttura ricettiva immersa tra gli ulivi e pensata per gli amanti degli animali e della natura. Stiamo puntando sempre più ad un target medio-alto e abbiamo da poco avviato un esclusivo ristorante che propone cucina gourmet d’eccellenza. Continueremo ad ottimizzare le nostre aziende e ad investire in qualità e professionalità.

a cura di Armenia Cotardo



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