Una giornata a Parnu raccontata da Davide Urso. E l’Estonia si svela

Il viaggio di Davide Urso fa tappa a Parnu. Il racconto svela la cittadina estone del famoso gioielliere Fabergé e del noto fisico Richmann.

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Giorno 35 – Parnu, km 10359

Le repubbliche baltiche sono piccole e si visitano in poco tempo, quindi, per uno come me, che si scorpaccia 20, 25 chilometri a piedi al giorno, un giorno a Tallin è stato abbastanza (sebbene avrei avuto piacere a rimanere più tempo per visitarla come si deve).

Ho deciso di trascorrere due giorni in ognuno dei tre paesi, pertanto ho deciso di sostare in un’altra città estone: Parnu.

Un giorno a Parnu

Era domenica e generalmente le città si animano nei giorni di festa; appena entrato ho trovato per due volte la strada bloccata a causa di una manifestazione, con tanti auguri da parte del mio GPS, che lavora offline, ma ci mette secoli per ricalcolare un tragitto, specialmente quando le interruzioni non vengono segnalate e mi rimanda sempre sulla stessa strada. Qui mi viene da chiedere “Caro Google, se per tre volte mi indichi di immettermi in una strada e per tre volte non ci vado, non ti viene in mente che o quella strada non mi piace o non ci posso passare e quindi dovresti fornirmi un percorso alternativo?”

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La tappa a Parnu di Davide Urso

Vabbè, una volte parcheggiato mi sono imbattuto in una gara di pattinaggio di velocità si in tracciato cittadino, con tanti, ma tanti partecipanti. All’inizio avevo scelto un pattinatore da tifare, e l’ho seguito per un paio di giri, ma quando ho realizzato che ne mancavano ancora una decina, ho preferito visitare la città. Ho scoperto che a Parnu sono nate due persone: una importante e una famosa: Fabergé, il gioielliere che creò le uova portagioie, e Richmann, il fisico che sperimentò l’elettricità dei fulmini. Scegliete voi chi sia l’uno e chi l’altro. Ho partecipato al corteo di una banda folcloristica veramente simpatica e attraente, che immagino stesse suonando musica popolare estone, poi ho camminato per il centro storico, veramente carino, pittoresco, segno di un’importanza antica della città. Ero sul punto di dimenticarmi che la città si affacciasse sul mare, fortuna ha voluto che lo abbia rammentato verso le 6 del pomeriggio, quando, sempre a piedi, mi ci sono diretto.

Anche qui vi era una banda, più classica della prima, che faceva da apripista a una sorta di processione laica che portava verso non so dove. L’ho seguita, perché anche loro andavano verso il mare, ma quando loro hanno svoltato io ho continuato dritto.

Da lontano udivo dei fischietti a ripetizione, era evidente che non fosse solo uno e la prova l’ho avuta quando sono arrivato sulla spiaggia, dove sono rimasto scandalizzato in positivo da quanti campi da beach volley ci fossero: almeno 10, tutti in uso da squadre di ragazze. Ho capito dopo venti minuti che fosse un torneo. Avevo l’imbarazzo della scelta per quale squadra tifare, alla fine ho scelto per quella le cui due giocatrici erano le più belle. Mica stupido…

Un bar mi ha ospitato per più di tre ore, tra un caffè e una birra, perché avevo tanto da lavorare. Purtroppo viaggiare a ritmi serrati non ti permette di avere tempo per svolgere azioni quotidiane, che bisognerebbe effettuare per non incorrere in possibili perdite di foto o video, o per non avere problemi con il navigatore. Una volta stanco di quell’ambente e terminato le operazioni, con il computer carico sono tornato in Africa, dove ho avuto la gioia di organizzare una sala cinema, nella quale poter vedere due episodi di Elementary, una gran bella serie basata sulla storia di Sherlock Holmes, ve la consiglio.



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