Turismo in Salento e in Puglia, caro Renzi… ma quali ‘piccinerie’?

Per il premier, in visita in Puglia negli scorsi giorni, i dati turistici locali sono ben poca cosa se paragonati a quelli di altri Paesi europei ma, forse, dimentica di tener da conto alcune differenze sostanziali.

“Piccinerie”, è questo il termine usato dal Presidente del Consiglio per definire il fatturato turistico pugliese durante la cerimonia di apertura dell’80esima edizione delle Fiera del Levante, a Bari, il 10 settembre scorso. Sì, insomma, per il premier, quei 13 milioni e rotti di turisti che, ogni anno, si riversano nella nostra bella regione, sono bazzecole, roba da poco conto se paragonati ai dati di Baleari e Canarie che, sebbene godano di centinaia di chilometri di costa in meno di quella pugliese, quadruplicano se non, addirittura, quintuplicano i nostri risultati.
 
In meno di dodici ore, per farla breve, siamo passati da un Renzi ammiccante e lusinghiero verso un Salento e una Puglia che, la sera prima, lo avevano accolto in quel di Lecce, a un primo ministro che, pur di fare dispetto a un governatore a lui non proprio simpatico, si trasforma in un bacchettone scontento che ha da ridire su tutto, in modo particolare su quel settore per cui, negli ultimi anni, tanto si è lavorato, lottato e, letteralmente, fatto le capriole da Vieste a Santa Maria di Leuca.
  
Delle due l’una, però: o il nostro è quel territorio laborioso, solidale e straordinario descritto nella splendida cornice del Politeama Greco oppure è lo “studente capace ma svogliato” disegnato dall’ambone della kermesse espositiva barese. Perché, se così è, allora è bene che le cose vengano dette per quelle che sono e non solo sotto l’aspetto di un’unica campana in quanto, che si possa far di più e meglio, è fuori discussione ma, quando si fanno paragoni è sempre bene che questi non siano ingenerosi giacché, a dirla tutta, è troppo facile prendere ad esempio due arcipelaghi che, notoriamente, godono di una tassazione oltremodo bassa, un’iva che non supera il 7% e un’aliquota per le imprese ferma al 4%. Sarebbe anche superfluo, a questo punto, ricordare al premier che, in Italia, questi dati sono di tre volte e più superiori quanto all’iva (22%) e ben dieci misure maggiori per quel che riguarda la pressione fiscale sulle attività produttive (42,3% secondo gli ultimi dati di Confindustria), anche perché, si spera, le difficoltà da cui l’economia italiana è afflitta gli dovrebbero essere note.

Forse, per una volta, sarebbe stato più utile tener da parte le beghe di partito invece di farne motivo di uno scontro in cui ogni colpo è lecito perché, quando poi le schegge impazzite beccano argomenti che con certe acredini non ha nulla che vedere, si rischia sempre di toccarne i nervi scoperti e, se ci è concesso, qui in Puglia, il turismo è, in questo senso, il nostro centro nevralgico.
  
Luca Nigro



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