Emozioni senza fine e l’arrivo a Bodo: prosegue il viaggio di Davide Urso

Davide Urso continua a raccontarci i suoi viaggi tramite le colonne di Leccenews24.it. Oggi, l’esperienza vissuta con l’arrivo a Bodo.

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Giorno 25, Bodo, km 7223

Svegliarsi con il profumo di sterco di mucca non è proprio romantico, però mi fa sentire libero, perché mi sento circondato da natura libera e da liberi animali. Pavel e Honza hanno dormito nella loro tenda e io, come un re, nella mia auto. Sebbene sia scomodo dormire nel bagagliaio, c’è sempre chi sta peggio di me, quindi per un paio di giorni ho deciso di smettere di lamentarmi.

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Davide Urso in compagnia di due suoi amici

Reimpostare l’auto per guidare e ospitare i due ragazzi, accenderla, partire e rimanere infangato nel punto in cui avevo sostato la notte, mi ha fatto capire che ero nel posto giusto al momento giusto con le persone giuste. Volevo vivere un’avventura: più avventura di questa, cosa c’è? Parlo dell’avventura responsabile, quella sana. Tentare la sorte non è ciò che cerco. I due passeggeri hanno spinto l’auto, mentre io acceleravo e li sporcavo di fango, pertanto al primo fiume carino da fotografare ci siamo fermati e hanno potuto “docciarsi” mentre io lavavo le stoviglie del giorno prima e riprendevo il paesaggio.

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Uno dei paesaggi mozzafiato immortalato da Davide Urso

Di fiumi, di cascate e di fiordi ce n’erano in quantità, un poco ci siamo abituati, ma ce n’era uno che era incredibilmente bello, diverso dagli altri: sembrava una baia con dei massi che sporgevano dal mare su una distesa di più di cento metri. All’unanimità ci siamo fermati per immortalarlo, ma, da stupidi, abbiamo percorso a piedi un tragitto alternativo, che ci ha fatto entrare nel giardino di una casa. Il padrone, vedendo tre ragazzi passeggiare nella sua proprietà, è uscito e ha iniziato a gridare in norvegese. Per fortuna, di noi tre, uno era scalzo, l’altro aveva la fotocamera digitale e l’altro il cavalletto e la Canon: ha capito che non eravamo ladri e ci ha indicato come arrivare al punto migliore per osservare il fiordo.

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Un porto bellissimo nello scatto di Davide Urso

L’emozione più forte del viaggio l’ho provata questo pomeriggio, quando abbiamo attraversato la linea del Circolo Polare Artico, laddove il sole non tramonta per almeno 24 ore, laddove la notte non esiste (ma il freddo sì). Lo confesso: ho pianto dall’emozione, come potete vedere nel video. Fondamentalmente è una linea indicativa, pero per me ha rappresentato l’arrivo verso una meta, verso un punto che avevo tanto sognato e idealizzato.

Siamo arrivati a Bodo in serata, perché tutti e tre abbiamo eravamo d’accordo che la parte migliore del viaggio era il tragitto e non la cittadina, pertanto abbiamo perso tutto il tempo possibile per strada, lasciando solo un paio di ore per visitare la città, che ci è piaciuta abbastanza, ma sapete che l’intento del diario non è di raccontarvi le meraviglie della città, se non di raccontare l’esperienza del vivere un viaggio.

Honza ci ha salutato, ha preferito staccarsi da noi due per riprendere a scalare, mentre io e Pavel siamo rimasti assieme, siamo andati a dormire in periferia; l’ho invitato a dormire in auto, ma il suo sogno era di dormire all’aperto, almeno una notte, sotto il sole del Circolo Polare Artico. Contento lui…io mi godo il comfort della mia Africa.

Il quarto episodio del mio viaggio a Capo Nord:


Davide Urso



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