
La conclusione di un anno accademico a giugno e il prospettarsi di uno nuovo a settembre coincidono, inesorabilmente, con la ricerca di un alloggio o un posto letto da parte di migliaia di laureandi e futuri studenti fuorisede che, a parità di costi, decidono di stabilirsi a Lecce onde evitare, giustamente, che la loro carriera universitaria si trasformi piuttosto in uno snervante susseguirsi di alzatacce mattutine e inderogabili coincidenze fra mezzi di trasporto.
Nel capoluogo salentino, come è noto, le aree maggiormente interessate da tale fenomeno sono quelle nei pressi del quartiere Santa Rosa, via Adriatica, Porta Napoli, viale dell’Università con annesso quartiere San Pio e, ovviamente, la richiestissima via Taranto che, in luogo della vicinanza alle principali strutture del locale ateneo, viene annualmente presa d’assalto da matricole di ogni dove.
L’odiessea tra proposte più o meno indecenti
La necessità di reperire un appartamento, tuttavia, rischia il più delle volte di rivelarsi un’impresa titanica e, anche laddove avesse successo, a celarsi dietro l’angolo c’è comunque una serie di inconvenienti da tenere in considerazione fra cui il problema dei problemi, quello che, per intenderci, è un pò la bestia nera per chiunque nella sua vita abbia deciso di muoversi in questa direzione: la convivenza.
Ma andiamo per gradi.
I ragazzi sono senza dubbio coloro che incontrano le maggiori difficoltà dovendo fare i conti, da un lato, con locatori inspiegabilmente più inclini ad affittare le rispettive proprietà alle ragazze e, dall’altro, con immobili troppo spesso ben diversi da come gli vengono presentati sui siti internet e le pagine social dedicate. Non è infatti raro, per gli uni e per le altre, il ritrovarsi a vagare per abitazioni situate in zone ben più distanti da quelle indicate pur di attirarne l’attenzione, non propriamente in regola, talvolta fatiscenti, con mobilio antidiluviano, impianti a malapena a norma e un livello igienico pressoché inesistente cui, nonostante tutto, può corrispondere la richiesta di canoni esosi con due o più mensilità di caparra.
La coabitazione
A tutto ciò, inoltre, si aggiunge pure il più totale disinteresse dei proprietari nel selezionare, non tanto per genere (cosa che, come già detto, invece fanno) quanto per qualità, la tipologia di locatari il che, purtroppo, conduce non di rado alla succitata grana costituita dalla coabitazione.
Certo, va detto, la legge in materia non impone a chi dà in affitto un immobile di stabilire regole in merito all’utilizzo degli spazi comuni né tantomeno consente la possibilità di applicare divieti come, ad esempio, la possibilità o meno di fumare in casa.
Il ménage, sotto questo aspetto, andrebbe concordato tra coinquilini che, però, loro malgrado, finiscono frequentemente con l’aver a che fare con soggetti molesti e poco disposti al compromesso in ragione di una civile e pacifica coesistenza.
La nota dolente dei contratti
Dulcis in fundo, i contratti. Forse l’aspetto meno limpido e più insidioso. Contratti che in alcuni casi si rifanno a tipologie che differiscono da quelle previste per la locazione condivisa e ad uso transitorio, che recano tutto e il contrario di tutto, non sempre registrati o che, addirittura, non ci sono neppure per motivazioni non meglio definite.
In tal senso, un sempre maggiore controllo da parte delle autorità competenti, anche a tutela di chi affitta nel pieno rispetto delle regole, sarebbe auspicabile per far emergere un’economia sommersa e un’evasione fiscale che non fa bene né agli studenti, né al mondo dell’Università, né, chiaramente, alla stessa città di Lecce.