Aveva commosso tutti la storia del piccolo Alessandro Maria Montresor, il bambino che, a soli 18 mesi, stava combattendo la sua battaglia contro una malattia genetica rarissima. L’unica speranza per sconfiggere la linfoistiocistosi emofagocitica, comunemente conosciuta in medicina come Hlh, era un trapianto.
Serviva un donatore di midollo osseo ‘compatibile’ e per trovarlo i genitori avevano lanciato un disperato appello sui social, diventato subito virale. La richiesta di aiuto aveva creato una gara di solidarietà senza precedenti, una mobilitazione spontanea che aveva spinto migliaia di ragazze e ragazzi a presentarsi nelle diverse tappe organizzate in molte città italiane (compresa la Puglia e il Salento). Più la lista dei possibili donatori si allungava, più Alessandro aveva una speranza in più di sopravvivere, ma il tempo non ha aiutato e nonostante tutto, il gesto di amore di una nazione intera non è bastato.
Il trapianto al Bambin Gesù
Quando tutto sembrava perduto, ecco che a tendere la mano sono stati i medici del Bambin Gesù di Roma, uno dei migliori centri oncoematologici. Una chance per salvargli la vita. Un’ultima strada prima di spegnere le speranze.
Il piccolo è stato trasferito nella Capitale dal Great Ormond Street di Londra, dove era tenuto in vita da una terapia sperimentale, e il 20 dicembre è stato sottoposto ad un trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore. Le cellule del padre, manipolate e infuse nel bambino, “hanno perfettamente attecchito”. A distanza di un mese è possibile tirare un sospiro di sollievo. «Nessuna complicazione – spiegano i medici – né sul piano infettivo, né sul piano del rigetto, il problema principale per situazioni di questo tipo».
L’intervento “è riuscito”, insomma. Anche la somministrazione del farmaco salva-vita (emapalumab), che teneva sotto controllo la malattia regolando le reazioni del sistema immunitario, è stata sospesa la scorsa settimana.
Alex ora è “in buone condizioni di salute” e nelle prossime ore lascerà l’Ospedale romano.