Alì Eshanì intorno alla metà degli anni novanta era fuggito dal suo Paese tormentato insieme con suo fratello, attraverso l’Iran e la Turchia, e quando quest’ultimo aveva trovato la morte in mare, il piccolo eroe nascosto, attaccato al ventre di un camion dalla Grecia era arrivato fino in Italia, nel porto di Ancona.
Ora, perfettamente integrato, battezzato nella notte di Pasqua, dieci anni or sono, è in giro per le scuole italiane, da Nord a Sud, dal Piemonte al Salento, a presentare il suo “Stanotte guardiamo le stelle”.
Lo hanno incontrato gli studenti liceali magliesi. A loro racconta di come Roma, “città aperta”, lo abbia accolto dopo indicibili avversità e di come si sia laureato in Giurisprudenza, prima di pubblicare per l’editore Feltrinelli il racconto della sua esperienza.
I giovanissimi leggono alcune pagine del romanzo della sua giovane vita, leggono di come Alì tornerà a essere libero e a potrà guardare le stelle, come faceva da bambino quando il padre gli spiegava le costellazioni sul tetto di casa nelle sere d'estate.
Suonano per lui e lo sommergono di domande, gli chiedono dei suoi rimpianti e delle sue passioni e di cosa abbia provato dinanzi alla sua casa distrutta, in una Kabul devastata da un’acerrima lotta fra fazioni, di come abbia retto ad un percorso così accidentato, di come sia finito a Venezia, partendo da Patrasso.
E quando una quindicenne gli chiede cosa si aspetti da una comunità internazionale ancora una volta inerme dinanzi alla tragedia siriana, Alì senza esitazione risponde che la priorità delle priorità è senz'altro nella cessazione dell'uso delle armi.
“Vorrei lanciare un omaggio di speranza – dice – ai tanti ragazzi che sto incontrando, invitarli a studiare e ad apprezzare ciò che hanno, invitarli a fortificarsi perché anche davanti alle più grandi difficoltà dopo il tunnel c'è sempre la luce”.
di Fausto Melissano