La verità è che nessuno ha ancora capito per davvero cosa voglia fare il Salento da grande, se spingere sulla tutela ossessiva dell’esistente, o lanciarsi in più coraggiose e spregiudicate avventure. Il tempo passa e le difficoltà economiche aumentano, mentre il divario con il resto d’Europa, industrializzata e avanzata tecnologicamente, aumenta ogni giorno di più.
A Lecce e provincia mancano tante cose per aggredire seriamente la sfida per lo sviluppo. Manca innanzitutto la certezza di poter avere un ambiente integro e incontaminato, preservato da ulteriori attacchi, e mancano soprattutto alcune infrastrutture, quelle attese da una vita e quelle di nuova generazione.
La prima della lista è la strada statale Maglie Leuca, la ben nota 275, avversata da mille lentezze burocratiche, dalla ritrosia di certe parti politiche, e contrastata dalle associazioni ambientaliste.
Il mistero della strada che non si fa mai (in riferimento ad un nuovo tracciato a quattro corsie con spartitraffico) è alimentato negli ultimi giorni anche dalla vicenda relativa all’inchiesta sui cosiddetti rifiuti interrati che proprio nel capo di Leuca sembra avere uno dei punti di maggiore criticità.
Secondo il capogruppo di Forza Italia alla Provincia di Lecce e presidente del comitato quattro corsie per lo sviluppo e la vita, Biagio Ciardo, non è possibile ritardare ancora un’opera strategica e indispensabile, proprio adesso che carte e denari sono a posto e che la nuova strada sta per essere realizzata. Non si può prendere a pretesto il lavoro di scavo che si sta effettuando lungo il tracciato della 275, dice Ciardo, per rinviare a data da destinarsi o per mandare a casa il progetto di costruzione della nuova arteria.
Il punto di vista di Ciardo, ben noto da molti anni, è in linea con tutto il centrodestra, a differenza di buona parte del centrosinistra che non ha mai creduto nell’iniziativa.
Ma la storia della strada Maglie Leuca non è l’unica addensata di dubbi e misteri, pensiamo, infatti, alla più recente polemica sulla realizzazione di un nuovo e più grande porto turistico a Otranto. Il parere contrario della sovrintendenza al paesaggio si contrappone a quello favorevole di imprenditori, commercianti e pubblici amministratori, primo fra tutti il sindaco di Otranto Luciano Cariddi, rappresentante di un’amministrazione di centrosinistra che non può ricevere l’accusa di far parte di un fronte oltranzista di cementifica tori. Anzi.
Eppure in questo caso le parti e i ruoli si ribaltano. E tutto si fa più ingarbugliato.
La verità è che nessuno ha ancora capito per davvero cosa voglia fare il Salento da grande, se spingere sulla tutela ossessiva dell’esistente, o lanciarsi in più coraggiose e spregiudicate avventure. Il tempo passa e le difficoltà economiche aumentano, mentre il divario con il resto d’Europa, industrializzata e avanzata tecnologicamente, aumenta ogni giorno di più.