«Noi vogliamo bene a Camilleri». Inizia con queste parole il post di Salvatore Piconese, condiviso sul suo profilo facebook, per elogiare la scelta di Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi di autospendersi dall’ordine dei giornalisti per le parole offensive che Vittorio Feltri ha riservato nei confronti del papà di Montalbano, ricoverato “in condizioni critiche” nel reparto di rianimazione al Santo Spirito di Roma.
Per capire cosa è accaduto bisogna fare un passo indietro. Camilleri, impegnato con lo spettacolo che sarebbe dovuto andare in scena, per la prima volta, alle Terme di Caracalla (il 15 luglio), finisce in Ospedale per un «arresto cardiaco». La notizia coglie tutti di sorpresa. Lo scrittore siciliano ha 93 anni, ma ha una tempra invidiabile e tanti progetti in cantiere. È uno di quei personaggi che si considerano eterni, fino a quando la vita non ti ricorda che non è così.
Mentre il bollettino medico parla di condizioni “molto serie”, il direttore di Libero scrive un editoriale dei suoi, senza peli sulla lingua.
«Mi dispiace, quando un uomo vecchio muore c’è sempre un certo dolore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i coglioni». Per descrivere il celebre commissario di Vigata, interpretato da Luca Zingaretti, Feltri non usa mezzi termini. «È un terrone che ci ha rotto almeno quanto il fratello Nicola, segretario del Partito democratico che non è il massimo della simpatia».
Quelle parole non potevano che sollevare indignazione. Per questo, i giornalisti Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo hanno preso carta e penna per rivolgersi al presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna. «O noi o lui» scrivono.
«Quel ‘terrone che ci ha rotto i coglioni’ per noi figli del Sud è inaccettabile. Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione» si legge nella missiva che ricorda anche tutti i titoli ‘provocatori’ del giornale che Feltri dirige.
E ancora: «A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all’odio. Ne va della nostra credibilità».
Pur condividendo la protesta, il Presidente Verna ha ricordato che «l’istituto dell’autosospensione non esiste». «Se l’ordine dei giornalisti fosse un club mi autosospenderei pure io. Ma – ricorda – non lo è ci si può semmai cancellare, astenendosi dallo svolgere la professione e, salvo il diritto d’opinione, poi iscriversi di nuovo quando sono cessate le ragioni di cui alla polemica».
«Noi vogliamo bene a Camilleri»
Nasce da qui, il post del primo cittadino di Uggiano La Chiesa che ha voluto condividere la scelta di Ruotolo (che sarà ospite nella cittadina il 24 giugno) e Borrometi: «sono due giornalisti coraggiosi e combattenti che vivono sotto scorta per le minacce di morte ricevute dalla mafia e dalla camorra. La loro scelta è anche la nostra. Perché noi vogliamo bene a Camilleri» conclude il Sindaco.