‘Un Paese dove non si garantisce appieno la qualità del servizio, il rispetto degli accordi, condizioni di lavoro dignitose, ma soprattutto la dignità delle lavoratrici e lavoratori della “Giustizia”, non può essere definito un Paese democratico’. Parole dure, durissime quelle dei sindacati di categoria che preannunciano una decisione davvero forte: le Segreterie Territoriali Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa di Lecce, Brindisi e Taranto non saranno presenti all’inaugurazione dell’Anno giudiziario come forma di protesta per sottolineare le condizioni di lavoro del personale.
“Diversi i fronti aperti- scrivono nella nota a firma di Giovanni Cagnazzo, Gianni Farchi e Cosimo Rizzo -: accentramento, precarietà, vertenze, gestione del personale. Il personale giudiziario è costantemente in emergenza e in affanno, mal retribuito, mal gestito, poco valorizzato e spesso e volentieri vessato e mortificato. Sono donne e uomini che operano quotidianamente tra difficoltà di ogni genere. Sono le persone e le loro storie a contare, persone che in assenza di mezzi adeguati, di spazi a norma, di mancato rispetto delle norme e degli istituti contrattuali e con un organico assolutamente insufficiente ed anagraficamente condizionato dall’età, garantiscono un servizio costituzionalmente previsto”.
Insomma, non è bastato nemmeno il Pnrr e le risorse messe a disposizione del comparto giustizia a rasserenare gli animi. Tutt’altro. Sembra proprio che, in assenza di personale, proprio il raggiungimento di quegli obiettivi che l’Italia ha promesso all’Unione Europea, stia portando ad uno stato di stress il personale con l’ovvia ricaduta sulla qualità dei servizi erogati all’utenza. E non si parli di strumentalizzazione politica…perchè i sindacati non ci stanno a ‘buttarla’ in politica. Le questioni attengono il funzionamento della macchina che si ripercuote in primis sui lavoratori del settore.
‘La mancata partecipazione, da parte delle organizzazioni sindacali confederali, all’inaugurazione dell’anno giudiziario – si scrive nella nota – va declinata correttamente senza scomodare possibili strumentalizzazioni politiche, senza interpretare la stessa come una ulteriore chiusura al confronto. Confronto peraltro sempre auspicato e sollecitato da parte delle organizzazioni sindacali, non solo a livello nazionale ma anche nell’ambito del distretto di Corte d’Appello. È una protesta che mira ad affermare il senso democratico di espressione, in un contesto che ha spesso emarginato il ruolo del Sindacato e il mandato stesso ad esso affidatogli dal personale di questa delicata e importante realtà lavorativa’.
La madre di tante distorsioni del sistema, a detta dei sindacalisti, va ricercata nell’accentramento degli uffici giudiziari. I cittadini hanno perso la prossimità con i luoghi in cui si esercita la giustizia spesso in territori in cui il malaffare imperversa. E cio a cascata ha portato tanti lavoratori a vivere in spazi e condizioni addirittura indecenti. Sulla carenza di personale si è già discusso in tante occasioni, ma forse in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario se ne dovrebbe parlare ancora di più.
‘Dalla grave carenza di personale alla disorganizzazione degli uffici, centrali e periferici; alla digitalizzazione dei servizi in massima parte rabberciata, nonostante le ingenti risorse economiche investite, alla penuria di strutture idonee e di risorse materiali sufficienti ad assicurare i servizi istituzionali: tutto ha contribuito – concludono i sindacalisti – a determinare l’attuale grave condizione del Ministero della Giustizia’.
