La crisi della Banca popolare di Bari comporta gravissimi rischi per i risparmiatori. Per questo nella vicenda dell’istituto bancario pugliese interviene anche l’ADUSBEF, l’associazione di difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari, invitando a chiare lettere i risparmiatori a tutelarsi dai rischi del crack bancario.
“Titoli illiquidi, violazioni sul mercato di negoziazione interno, violazione sui questionari Mifid e violazione sul pricing. Sono queste – scrivono gli avvocati Antonio Tanza e Daniele Imbò, rispettivamente presidente nazionale di ADUSBEF e delegato della sezione leccese della stessa associazione – le violazioni contestate da Consob nel 2018 e confermate dalla Corte di Appello di Bari nel 2019 alla banca popolare e a diversi componenti del Cda nel periodo 2012-2016, tra cui Marco e Gianluca Jacobini, Vincenzo De Bustis, Giorgio Papa, Modesto Tarantino, Luca Montrone, Nicola Pignataro, Paolo Nitti, Gianfranco Viesti, Raffaele De Rango, Antonio Dell’Atti, Fabrizio Acerbis, Giovanni Franco Viti, Roberto Pirola, Francesco Venturelli, Arturo Sanguinetti. Invitiamo tutti i risparmiatori – concludono – a far sentire le proprie ragioni ed a contattare gli sportelli ADUSBEF o scrivere all’indirizzo adusbefutenti@gmail.com con oggetto BPB”.
Risparmiatori che in questi giorni non hanno mancato di far sentire la propria voce. Il risentimento per una situazione dall’esito ancora incerto è confluita in un corteo che ha portato decine di utenti davanti all’ingresso della sede barese della banca e in seguito davanti alla Banca d’Italia.
“Ladri, ridateci i nostri soldi” hanno urlato, chiedendo e ottenendo di essere ricevuti in delegazione dai commissari che – stando alle dichiarazioni rilasciate da alcuni dei partecipanti – avrebbero assicurato di tenere aggiornati i risparmiatori sulle vicende bancarie e di fare del loro meglio per risollevare le sorti della popolare, ancora in preda all’incertezza.
I 900 milioni di liquidità aggiunti col salva-banche, difatti, non assicurano il ripristino dell’equilibrio bancario, e questo stato d’impasse ha fagocitato la rabbia che i risparmiatori hanno riversato anche nei confronti di Bankitalia, di cui lamentano l’inoperosità al momento dell’acquisto di Tercas. “Dove erano gli organi di vigilanza, dove era Bankitalia quando si acquistava Tercas che era una banca colabrodo?”, hanno urlato col megafono anche i pensionati e i più anziani dei manifestanti che nella popolare hanno affidato i risparmi di una vita.