Ci vuole classe per portare un nome così altisonante, anche quando si è un semplice cane di quartiere e non si ha la fortuna di correre nei giardini di grandi ville o di dormire al riparo di eleganti cucce. E Beethoven aveva il giusto portamento per potersi permettere quel nome roboante. Lui che a Dragoni, quartiere di Lequile, aveva conquistato il cuore di tutti, grandi e piccoli, diventando qualcosa di più di una semplice mascotte. Era diventato un simbolo, un riferimento, una piccola-grande attrazione a cui tutti volevano bene.
Poi qualcuno ha pensato bene di porre fine alla vita di Beethoven. Il cane è stato avvelenato. Ancora non è dato sapere se l’intossicazione letale è stata diretta oppure indiretta. Ancora cioè non si sa se a Beethoven è stato deliberatamente fornito cibo avvelenato o se sia morto per aver ingerito qualche sostanza messa in strada per debellare topi e blatte.
Non solo gli animalisti ma tutti coloro che gli volevano bene, tutti coloro che hanno appurato le cause della morte del cane, non si fermano certamente. Vogliono saperne di più, perché per loro Beethoven era uno di famiglia!
E contro la perfidia di alcune persone e l’indifferenza di altre, magari di chi sa e non parla, domenica 17 novembre tante associazioni che hanno a cuore il benessere degli animali, la loro difesa e la loro tutela, si ritroveranno a Dragoni per chiedere pene pesanti nei confronti di chi avvelena gli animali. Pene severe che scongiurino la sofferenza di questi esseri che sono per davvero i compagni dell’uomo.