Qual è la speranza di vita alla nascita dei salentini? Qual è il tasso di mortalità infantile e quello generato da malattie evitabili? Quanto sono competenti i nostri studenti? Quanti ragazzi proseguono con gli studi dopo le superiori? Una volta si prendeva in considerazione il Pil per cercare di capire il benessere generale di un determinato territorio, ora ci si è resi conto che quel metro di giudizio non è più sufficiente. E, per rispondere a queste ed altre domande di grande attualità, ci si è serviti del Bes, il Benessere Equo e Sostenibile: uno studio, poi diventato una pubblicazione vera e propria, che rappresenta lo stato di salute generale del territorio, dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, anche in rapporto al corrispondente dato regionale e nazionale.
L’importante lavoro, nato dalla stretta collaborazione tra Istat, Unione delle Province italiane, Coordinamento Uffici di Statistica delle province italiane e Provincia di Lecce è stato promosso dalla provincia di Pesaro-Urbino in collaborazione con l’Istat. All’estensione progettuale hanno aderito anche altre province per un totale di 21: Alessandria, Vercelli, Genova, Milano, Mantova, Cremona, Treviso, Trieste, Bologna, Ravenna, Parma, Rimini, Forlì-Cesena, Pesaro e Urbino, Pisa, Grosseto, Terni, Roma, Salerno, Lecce, Potenza.
I principali indicatori studiati e sviluppati dal Bes sono: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica ed istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca ed innovazione, qualità dei servizi. Così si scopre che in provincia di Lecce la speranza di vita alla nascita, sia per femmine che per maschi, risulta in linea con la media italiana e pugliese, ma anche leggermente superiori. Il tasso di mortalità per tumori nella popolazione tra i 20 e 64 anni è prossimo alla media nazionale mentre la mortalità infantile risulta superiore alla media sia dell’Italia che della Puglia. La quota di giovani residenti iscritti all’Università, inoltre, è superiore a quella nazionale e regionale, come, allo stesso modo, nel nostro territorio sono molti di più i ragazzi che concludono gli studi superiori e molto di meno quelli che li abbandonano in età compresa tra i 14 e i 18 anni. Poi un dato preventivabile, ma comunque nefasto: le persone in cerca di un’occupazione e la mancata partecipazione al lavoro è, sia nella provincia che nella regione, superiore di parecchio alla media nazionale. I tassi di occupazione e disoccupazione si allineano con quelli pugliesi, ma si differiscono di tanto (in negativo) da quello nazionale. Di conseguenza, infine, il reddito lordo disponibile familiare medio (reddito da lavoro, rendite, flussi di retribuzione) è per i leccesi più basso del corrispondente dato nazionale.
Tutti questi dati sono stati illustrati nel dettaglio attraverso una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Palazzo Adorno e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone; del dirigente Istat, Ufficio Territoriale per la Puglia, Cataldo Scarnera; della rappresentante per l’Ufficio di Statistica della Provincia di Lecce, Grazia Brunetta; Monica Carbonara del gruppo di lavoro locale del progetto per l’Istat. “Questo è un argomento che alla nostra Provincia è stato sempre a cuore”.
Con queste parole il presidente Gabellone presenta il risultato salentino dello studio e poi continua: “Questa Provincia ha sempre scommesso sulla qualità della vita ed il benessere dei cittadini. I mie predecessori, 30-40 anni fa, decisero (anche in tempi di boom economico) di puntare sulle bellezze architettoniche e paesaggistiche, di puntare già sul turismo e non sull’industria, Scelta che, se da un lato si rivelò controproducente nel primo periodo, ora ci sta facendo godere tutti i suoi benefici in quanto da noi non c’è stato alcun deterioramento dell’ambiente rispetto a territori vicini che hanno puntato sul polo industriale. Il benessere del cittadino, sia dal punto di vista sociale, ambientale che culturale è sempre stato al primo posto per noi rispetto a quello finanziario ed economico”.