Blocco della valutazione. Parlano i docenti, ‘La nostra un’iniziativa per restituire dignità all’istituzione universitaria’


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“Le notizie riguardanti il ‘Blocco della VQR’ diffuse recentemente da stampa e televisioni locali sono parziali e tendenziose, e necessitano quindi di qualche doverosa precisazione.
Come docenti che aderiscono alla protesta nazionale e che perciò non hanno inserito i prodotti per la valutazione della loro ricerca nel periodo 2011-2014, teniamo a precisare che tale scelta è motivata dalla singolare, mortificante e ingiusta discriminazione che la docenza universitaria (unica nel comparto del pubblico impiego) è stata costretta a subire a causa dei provvedimenti governativi. I docenti universitari sono infatti l’unica categoria che ha subito il blocco della progressione di carriera per 5 anni, anziché 4, e alla quale non viene riconosciuta l’anzianità maturata, sia ai fini del proseguimento della carriera sia ai fini del pensionamento”.
 
Prende il via così, la nota stampa di alcuni docenti dell’Università del Salento (leggasi i nomi nell’allegato) che in questi giorni si stanno astenendo per protesta dalla procedura di Valutazione della Qualità della Ricerca, una protesta portata avanti su scala nazionale.
Motivo dell’iniziativa, si spiega anche nel comunicato, il fatto che la categoria dei docenti universitari sia stata discriminati per quel che riguarda la rimozione del blocco degli aumenti di stipendio maturati a seguito degli scatti di anzianità: “Abbiamo accettato, senza riluttanza, di contribuire al risanamento dei conti pubblici rinunciando, come tutti gli altri comparti del Pubblico Impiego, agli stessi aumenti salariali determinati dagli scatti maturati da ciascuno di noi. Riteniamo invece umiliante e intollerabile il fatto che per tutte le altre categorie (compresi i Ricercatori del CNR, i docenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado, il personale tecnico-amministrativo delle stesse università e altre categorie con stipendi decisamente più elevati dei nostri) la rimozione di questo blocco sia avvenuta con modalità e tempistiche diverse e decisamente più oneste, mentre i ricercatori e i professori universitari sono stati gli unici pesantemente discriminati.
A fronte di questa palese ingiustizia crediamo di aver diritto di sapere perché il lavoro da noi svolto in questi anni non meriti gli stessi riconoscimenti ricevuti da quello di tutti gli altri”.
 
La protesta, però, rischia di proseguire per lungo tempo, almeno fino a quando: “Non vedremo un provvedimento legislativo che ci riconosca glistessi diritti e ci tratti alla pari di tutti gli altri pubblici dipendenti, continueremo a non contribuire con le nostre pubblicazioni alla valutazione della ricerca universitaria attualmente in corso.Va evidenziato che siamo attivi nella ricerca, e non temiamo nel modo più assoluto la valutazione della nostra attività scientifica, che nella precedente VQR in molti casi è stata classificata come eccellente. La protesta in atto è semplicemente un mezzo per ridare dignità all’istituzione universitaria, e non certo il fine”.
 
Infine i docenti respingono nuovamente al mittente ogni forma di strumentalizzazione e chiedono ai rettori degli atenei italiani una chiara presa di posizione allo scopo di restituire all’istituzione civiltà e dignità: “Rifiutiamo pertanto qualsiasi tentativo di strumentalizzazione di una protesta che al momento, fatto che va rimarcato, non ha danneggiato in alcun modo la didattica e il funzionamento del sistema universitario. Respingiamo quindi con convinzioneun’accusa che per qualsiasi altra rivendicazione di lavoratori nessuno avanzerebbe: quella di nuocere agli studenti e ad altri colleghi per una eventuale riduzione della quota premiale assegnata dal Ministero agli Atenei (quota che, tra l’altro, attualmente è di assai modesta entità).
 

Per tutto questo ci attenderemmo una decisa presa di posizione da parte dei Rettori delle Università Italiane, a sostegno della categoria a cui essi stessi appartengono e che rappresentano, ma più ancora a difesa del valore sociale dello studio e della ricerca che, con fatica, il nostro lavoro promuove. Mai come oggi tornano attuali le parole che Piero Calamandrei pronunciò in Assemblea Costituente: ‘un sistema universitario, i cui docenti sono umiliati dal governo, è un sistema universitario destinato alla morte del pensiero’”.