‘Dopo aver letto un vostro articolo sulla sanità che non funziona, mi sono sentita in dovere di intervenire per dire che non tutto è cosi, non sempre è così. Io sono la rappresentazione vivente del fatto che esistono invece medici non soltanto bravi ma anche umani, a cui devo tutto e lo voglio gridare ai quattro venti’.
Ci mette la faccia, come sempre ha fatto nella sua vita Antonella Clodomiro per raccontare la sua storia. La storia di una docente di grafica dell’Istituto Antonietta De Pace di Lecce che è letteralmente ritornata alla vita dopo una malattia che l’ha debilitata per mesi e che stava per prendere il sopravvento su di lei.
‘Qualche mese fa ho avvertito dei dolori addominali atroci e sono stata portata in codice rosso in ospedale dove sono stata operata d’urgenza. Il malessere era dovuto all’improvvisa perforazione dell’intestino a causa di alcune aderenze. Non la porto alla lunga, ma voglio dirvi che la mia situazione era disperata e correvo il rischio di passare a miglior vita da un momento all’altro. Ero in coma farmacologico, si erano formate fistole nell’addome e perdevo bile. Sono state la tenacia, la professionalità, la testardaggine, l’amore per la propria professione e per i pazienti di alcuni medici e del personale sanitario che mi hanno tenuto in vita fino a farmi rinascere. E di questo voglio dare atto, perché non è giusto che quando si parla di sanità tutto finisca nel calderone delle tante difficoltà che certamente ci sono e che non sarò certamente io a disconoscere. Voglio dire però che insieme a queste ci sono persone che svolgono il loro mestiere come una missione e lo fanno senza guardare l’orologio, il portafogli, la rete delle amicizie. Sono così perché sentono di essere così e non è giusto che di loro non si parli’.
Una vita tra i banchi di scuola quella di Antonella Clodomiro, in mezzo agli studenti della sua scuola, impegnata in tutti i progetti di comunicazione e grafica del suo istituto. Tanti ragazzi sono passati dalle sue lezioni, dai suoi laboratori, dalle sue attività. Poi il blackout, la malattia.
‘Voglio ringraziare pubblicamente il dottor Marcello Spampinato, primario di Chirurgia al Fazzi e tutto il suo staff, medici, infermieri e personale sanitario sanitario fantastici. Voglio abbracciare il dott. Oreste Balzani, la fisioterapista Grazia Didonfrancesco che non dimenticherò mai: ero paralizzata e mi hanno dato piano piano la possibilità di rimettermi in sesto e di pensare di ritornare finalmente in aula. Mi ha tenuto in vita l’amore del mio mondo, quello della scuola, un ambiente bistrattato da tutti ma in cui ci sono persone fantastiche. Non c’è stata una domenica in cui la dirigente non sia venuta a trovarmi. Per non parlare poi delle colleghe e dei colleghi. In fondo ero una docente come tante, ma il rischio che non ce la facessi ci ha reso un gruppo ancora più coeso e più compatto. Io voglio raccontarla questa cosa, mi sento in dovere di dirla, non posso lasciarla correre, non è giusto tacere, far pensare che tutto vada male. Non è vero’.
È un messaggio positivo quello che ci lascia Antonella Clodomiro, un messaggio di umanità che volevamo sentire e condividere. Probabilmente gli episodi negativi fanno più cronaca e maggiori condivisioni ma chi ha il dovere deontologico di raccontare la realtà non può sottocere le pagine belle. Anzi ha forse maggiormente il compito di farle conoscere.