La storia di Carlo Acutis, l’influencer di Dio


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Nato a Londra e cresciuto tra le strade e le piazze di Milano, Carlo Acutis, l’influencer di Dio, ha mostrato fin da piccolo un legame profondo con la fede. I suoi genitori non erano praticanti, ma hanno saputo trasmettergli il significato della devozione, come un tesoro da scoprire e custodire: il Rosario tra le mani, la Messa quotidiana, l’amore sconfinato per la Vergine Maria e per l’Eucaristia, che definiva la sua “autostrada verso il Cielo”.

Eppure, al di fuori di questa spiritualità, Carlo era un ragazzo come tanti. La sua era una vita normale: amava il calcio, suonava il sassofono, rideva con gli amici e con i compagni di classe, coltivava passioni semplici. Una “normalità” che nascondeva una straordinaria “specialità”. Seguendo i passi di San Francesco, Carlo ha sempre teso una mano agli altri. Faceva volontariato alla mensa, aiutava i poveri e i senzatetto, portando cibo e coperte insieme ai suoi genitori, dimostrando che la fede si misura nei gesti concreti. Per i bambini a cui insegnava catechismo aveva stilato addirittura un “kit per diventare santi”, un vademecum con dei consigli da rispettare che, come ha ricordato mamma Antonia Salzano, può andare bene per tutti, unici e irripetibili.

Ma il dono più grande di Carlo Acutis fu forse quello di intuire che la fede poteva dialogare con il mondo digitale. Appassionato di informatica, realizzò una mostra online sui miracoli eucaristici, un’opera che testimonia come tecnologia e spiritualità possano camminare insieme. È per questo che molti lo chiamano il “patrono di internet”.

La sua vita terrena, tuttavia, fu breve. A soli quindici anni, una leucemia fulminante lo colpì all’improvviso. Carlo affrontò la malattia con una serenità che lasciava senza parole: “Offro tutte le mie sofferenze per la Chiesa e per il Papa”, disse con una maturità spirituale che superava la sua età. Poco prima di entrare in ospedale, registrò un video in cui parlava con lucidità del proprio destino, come se avesse già intravisto quel Cielo verso cui stava correndo.

Il 12 ottobre 2006 Carlo morì, lasciando un vuoto immenso, ma anche una scia di luce che non si è mai spenta. Da allora, tanti miracoli sono stati attribuiti alla sua intercessione, tra cui la guarigione inspiegabile di Matheus, un bambino brasiliano di sei anni con una rara malformazione congenita al pancreas. La Chiesa lo ha proclamato Venerabile nel 2018, Beato nel 2020 e Santo nel 2025, quando Papa Leone XIV ha canonizzato questo adolescente che ha saputo unire santità e quotidianità, fede e modernità.

Il corpo di Carlo riposa ad Assisi, nel Santuario della Spogliazione, accanto a san Francesco che tanto aveva amato. Migliaia di pellegrini, soprattutto giovani, si recano ogni anno a pregare davanti a lui, trovando nella sua vita una risposta alla domanda più grande: è possibile essere santi senza rinunciare a essere semplicemente ragazzi?

Carlo Acutis, con la sua storia, dimostra che la santità non è un ideale lontano, ma una possibilità concreta che si gioca tra scuola e passioni, tra amicizie e impegni, tra piccoli gesti e grandi sogni. La sua eredità è un invito a non sprecare la vita, a viverla con intensità, a mettere Dio al centro. Perché, come amava ripetere, “Sei nato originale, non vivere da fotocopia”.

E Carlo, con la sua breve ma intensa esistenza, ha lasciato al mondo l’immagine di un giovane che non si è accontentato di essere una copia. È stato, e resta, un originale di Dio.