“Le somme non sono dovute e comunque prescritte”, il Tribunale di Lecce annulla una cartella esattoriale


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Un’importante pronuncia del Tribunale di Lecce ha salvato un contribuente annullando una cartella esattoriale da oltre ventimila euro che, oltre a riguardare somme non dovute, era caduta in prescrizione. I giudici, quindi, con sentenza n.2040/2020 –   non appellata dagli enti e dunque passata in giudicato nei giorni scorsi – hanno annullato le pretese e condannato l’Agenzia della Riscossione al pagamento di oltre 2000 euro di spese legali.

I fatti

Il contribuente, incappato in un vero e proprio raggiro, aveva ricevuto una serie di sanzioni da parte della Prefettura di Lecce per l’emissione di assegni a vuoto. Non avendo mai compiuto tali violazioni, l’imprenditore ha denunciato i fatti alla Procura della Repubblica che ha accertato la responsabilità di altre persone ma nonostante ciò la Prefettura e il concessionario non hanno eliminato le sanzioni.

A quel punto il contribuente, assistito dall’Avv. Matteo Sances e dal Dott. Alberto Colucci, ha chiesto in giudizio l’annullamento della cartella esattoriale, in primis, perché non responsabile delle violazioni e, in secundis, perché le pretese erano ormai prescritte da tempo essendo decorso il termine quinquennale.

“La sentenza – afferma Colucci – evidenzia come non tutto ciò che viene richiesto dall’Amministrazione sia sempre legittimo, anzi; il contribuente ha il dovere di verificare ogni intimazione di pagamento e pretendere chiarezza da parte dell’Ente. Da tempo, grazie al supporto del Centro Studi Giuridici Sances cerchiamo di sensibilizzare le istituzioni per ottenere maggior dialogo con gli enti anche al fine di risolvere molte controversie bonariamente.

In queste settimane – prosegue il professionista – abbiamo esaminato una serie di atti esattoriali provenienti da tutta Italia e ci preme sottolineare, a vantaggio del contribuente, l’importanza di verificare bene le pretese degli enti oltre ai termini di prescrizione che molto spesso non vengono considerati. Il caso in esame è un esempio lampante di quanto appena detto e ci permette di evidenziare la prescrizione quinquennale prevista per le sanzioni amministrative. È bene ricordare anche la prescrizione, sempre quinquennale, degli interessi vantati dal concessionario della riscossione, come ribadito anche dall’ordinanza della Corte di Cassazione n.20955/2020. Addirittura, in caso di contributi previdenziali la Cassazione ha chiarito più volte che una volta prescritti non possono essere riscossi dall’Inps e, se sono stati comunque pagati per errore dal contribuente, devono essere rimborsati”.