Un appuntamento che si ripete ogni anno per onorare la Madonna “Virgo Fidelis”, la Patrona dell’Arma dei Carabinieri,simbolo del soldato che serve la propria Patria e caratteristica indelebile degli uomini in divisa che, ogni giorno, onorano il motto “Nei secoli fedele”.
Un appuntamento sentito – fissato il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber, combattuta in Abissinia fra italiani e britannici, durante il secondo conflitto mondiale – che ha toccato anche la Cattedrale di Lecce che ha ospitato la Santa Messa in onore della padrona dell’Arma dei Carabinieri.
Alla funzione, officiata da don Marco Bottazzo, cappellano militare della Scuola di Cavalleria dell’esercito di Lecce, erano presenti anche il viceprefetto, Guido Aprea e le rappresentanze dell’arma in servizio ed in congedo.
Al termine del rito religioso, il comandante provinciale, il colonnello Giampaolo Zanchi, dopo aver letto la preghiera del Carabiniere, ha ricordato la «Battaglia di Culqualber» combattuta in Abissinia nel 1941, sottolineando il forte legame tra l’arma e la propria patrona. Ha rivolto, infine, un pensiero commosso a tutti i suoi caduti e alle loro famiglie, in concomitanza con quella che è anche la “giornata dell’orfano”.
La Seconda Guerra Mondiale chiese all’Arma un altissimo contributo di sangue. I caduti, i dispersi e i feriti dei Carabinieri furono quasi 20.000, all’incirca la metà della forza mobilitata, ma nella lunga battaglia di Culqualber, che ebbe inizio il 6 luglio del 1941 e si concluse il 21 novembre i carabinieri si coprirono di gloria.
Il colonnello si è soffermato sul concetto di «fedeltà»
«Una fedeltà provata lungo i due secoli della nostra esistenza, che ha generato nel popolo italiano un vero atteggiamento di fiducia e di stima nei confronti dell’arma. Maria è rimasta fedele al compimento della volontà di Dio. Ciò che rende grande Maria è questa fedeltà. È in quella attitudine la sua beatitudine. Sia allora così anche in ciascuno carabiniere. La fedeltà ad una formale promessa fatta, il nostro giuramento, al nostro quotidiano servizio, sia la nostra gloria e la buona testimonianza della nostra coscienza».
«La fedeltà è la capacità dell’uomo di elevarsi al di sopra dell’instabilità di emozioni, sentimenti, desideri, in forza della visione interiore di valori che non possono essere mai traditi, costi quel che costi. E per molti dell’arma il costo è stata la vita. In un’epoca così difficile dobbiamo ancor più ricorrere allo sguardo confortatrice della nostra patrona e prendere a modello proprio i martiri di Culqualber, i quali ci testimoniano concretamente quanto sia grande il patrimonio di efficienza e abnegazione tramandato da tutti i carabinieri caduti, che, in pace e in guerra, in Italia e all’estero, hanno saputo tener fede al giuramento prestato fino all’estremo sacrificio».
«La fedeltà è la suprema manifestazione della libertà. Ne deriva che l’arma dei carabinieri è un vero e proprio capitale sociale e le società hanno oggi un immenso bisogno di capitali sociali: di fedeltà, di lealtà verso le istituzioni, di passione per il bene comune».
Il messaggio di mons. Seccia
Al termine del discorso pronunciato dal colonnello Zanchi, una grande sorpresa ha riempito di gioia il cuore di tutti i presenti. La voce e le immagini di monsignor Michele Seccia, arcivescovo metropolita di Lecce, che attualmente si trova in visita pastorale in Terra Santa, hanno riecheggiato in tutto il Duomo.
Da Petra, sua Eccellenza non potendo presenziare alla cerimonia religiosa della Virgo Fidelis, ha voluto mandare il suo messaggio di saluto e di auguri a tutti i carabinieri salentini che con grande sacrificio e abnegazione svolgono quotidianamente il loro servizio a salvaguardia dei territori e a protezione dei cittadini che vivono nella Diocesi e in ogni angolo della nazione. La sua preghiera per tutti i carabinieri e le loro famiglie, pronunciata dai luoghi santi della cristianità, si eleverà ancora più forte, sentita e ricca di emozioni.
