I Consorzi di bonifica sono da tempo nel mirino delle lamentele degli utenti, a causa, ad esempio, delle cartelle emesse dagli Enti e che – secondo i più – non trovano giustificazione nei servizi erogati che appaiono inefficienti.
Ed oggi, un nuovo disagio per gli utenti della zona Nord della provincia salentina. Con una Delibera del Commissario Straordinario Gabriele Papa Gagliardini, nominato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale appena lo scorso dicembre, il Consorzio di Bonifica Ugento e Li Foggi chiude a far data dal prossimo primo marzo la sede distaccata di Lecce sita sulla via per San Cataldo.
La sede, fino a questo momento, è stata a servizio di tutti i cittadini residenti nell’area settentrionale della provincia di Lecce, e, con la chiusura di questi uffici, occorrerà recarsi fino ad Ugento anche solo per acquisire semplici informazioni. Insomma, i disagi non saranno pochi per i cittadini leccesi.
Sulla questione è intervenuto Andrea Guido, assessore alle Politiche Ambientali del Comune di Lecce, "Si tratta dell’ennesimo disservizio di un ente che, a mio avviso, ormai non ha neanche motivo di esistere. Hanno deciso di chiudere la sede di Lecce proprio nel momento in cui, dopo i primi avvisi bonari, si accingono a notificare le richieste formali di pagamento per servizi e benefici inesistenti. In questo modo tutti i leccesi che posseggono terreni agricoli o residenze estive nelle marine leccesi come, ad esempio, Torre Chianca, dovranno recarsi a Ugento anche solo per avere delucidazioni sulle somme richieste”.
Il titolare della delega all’Ambiente di Palazzo Carafa si fa portavoce di tutti coloro che si sono visti recapitare “avvisi bonari di pagamento per diverse centinaia di euro a fronte di benefici inesistenti”.
Andrea Guido incalza “Lo scandalo è rappresentato, soprattutto, dal fatto che il Consorzio sta richiedendo il pagamento della tassa anche a coloro che non sono proprio iscritti e che hanno regolari allacci con l’AQP. Si tratta di proprietari di villette e abitazioni che si trovano in aree ormai completamente urbanizzate che dei servizi di bonifica non avrebbero proprio bisogno. Ora, secondo l’organo regionale, tutte queste persone, per far sentire la loro voce o semplicemente per ottenere qualsiasi informazione o accesso ai documenti dovrebbe andare, in orario d’ufficio, fino ad Ugento e fare quasi 60 km”.
“Il Consorzio di Bonifica, istituzione regionale di autogoverno preposta alla manutenzione delle opere di bonifica, sarebbe dovuto intervenire da tempo per la rimozione dei detriti che ostruiscono le foci dei canali delle marine leccesi, e ancora non lo ha fatto – prosegue Guido – non si accontenta di rischiare di causare il ristagnamento delle acque con gravi conseguenze anche di carattere idrogeologico, ma ha deciso di chiedere una bella tassa anche ai villeggianti proprietari di residenze estive nelle nostre marine, persone che, per ovvi motivi, non usufruirebbero nemmeno dell’irrigazione disponibile attraverso i canali”.
Ma c’è di più: i canali non sarebbero nemmeno utilizzabili da quanti ne avrebbero realmente bisogno perché richiedono una periodica e accurata manutenzione che, a quanto pare, non è stata mai fatta.” Si tratta – spiega in ultimo l’assessore comunale – di interventi necessari per asportare i depositi fangosi lasciati dalle acque canalizzate le quali modificano il proprio regime di movimento e danno vita ad un’infestazione di erbe spontanee che crescono lungo i corsi e sui letti stessi. Quindi, la tassa, richiesta a fronte di un servizio inesistente, è assurda anche nei confronti di coloro che possiedono appezzamenti di terreni destinati all’agricoltura”.