‘E’ tempo di solidarietà e noi ci siamo’, una pizzeria di Collemeto riapre per dare da mangiare a chi è in difficoltà

Nonostante una chiusura di 7 mesi per ristrutturazione (con tantissime spese sostenute), il titolare de ‘il Covo delle Streghe’ ha voluto far sentire alla sua gente che il buon cuore, in questi giorni così difficili, non si imbosca.

«Il Covo riapre martedì 31 marzo, solo per offrire, in maniera totalmente gratuita, pizze e patatine a coloro che passano un periodo meno fortunato. Se siete a conoscenza di qualche famiglia che desidera le nostre pietanze, contattatele e avvisateci. È tempo di solidarietà e ‘Il Covo delle Streghe’ farà la sua parte, come sempre è stato in 21 anni. Possiamo fare l’asporto solo a Collemeto. Le prenotazioni scadono lunedì, ore 19.00. Tel. 320.6040108»

È un messaggio asciutto, semplice, senza fronzoli. Il messaggio di una solidarietà non sbandierata ma sentita nel profondo del cuore. A lanciarlo il titolare di un’attività commerciale che è presente sul territorio di Collemeto, frazione di Galatina, da 21 anni. Nonostante una chiusura di 7 mesi per ristrutturazione (con tantissime spese sostenute) e la riapertura di poco tempo fa, l’uomo ha voluto far sentire alla sua gente che il buon cuore in questi giorni così difficili non si imbosca, che la generosità non diserta.

Sono giorni particolari quelli che stiamo raccontando in una settimana che le autorità sanitarie ci descrivono come cruciale per fermare se non per sconfiggere il covid-19 e il rischio del contagio. Siamo a raccontare episodi di ordinario eroismo da parte di medici, infermieri, oss che sono in trincee che spesso non brillano per organizzazione. Ma non si possono far passare in secondo piano racconti di straordinaria generosità che non sostituiranno certamente il necessario intervento che dovrà fare lo stato attraverso i comuni – si spera con intelligenza e con una vera valutazione dei bisogni e delle necessità (poiché il rischio è quello di dimenticarsi di chi sta veramente in situazioni di indigenza ma non fa parte della rete della solidarietà sociale conosciuta dagli enti pubblici) – ma che danno il senso di una comunità che si alimenta dell’aiuto reciproco.



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