Coronavirus, al Vito Fazzi personale a rischio? Baglivo: “Mancano le precauzioni indispensabili”


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L’emergenza coronavirus è ormai arrivata anche in Puglia e la Regione guidata dal Presidente Michele Emiliano sta cercando di prepararsi al meglio in vista dell’urgenza sanitaria. L’epidemia di Covid-19 ha ormai varcato i confini ed ha iniziato a diffondersi in tutto il territorio. Ma il Salento è pronto a far fronte all’emergenza? Non sembra pensarla così Arturo Baglivo, ex candidato sindaco alle ultime elezioni che hanno visto Carlo Salvemini vincitore.

“L’emergenza coronavirus è alle porte del Salento e mi auguro che l’ospedale Vito Fazzi, il più grande presidio sanitario del territorio, sia pronto e adeguato ad affrontare il momento straordinario. Abbiamo avuto il vantaggio di osservare ciò che accadeva nelle regioni del Nord e prepararci per tempo. Ma è proprio su questo aspetto che nutro perplessità alla luce di alcuni fatti”.

Tralasciando polemiche inutili, le parole di Baglivo vanno sul concreto, evidenziando molti aspetti che “rischiano di creare un’emergenza nell’emergenza, ovvero il contagio dei medici, che si stanno ammalando a un ritmo sempre maggiore”, dichiara Arturo Baglivo, consigliere comunale del M5s nella città di Lecce e medico chirurgo presso l’ospedale Vito Fazzi.

Arturo Baglivo

“Non c’è ancora un pre-triage, non è stata allestita una tenda, un container, per controllare preliminarmente i sintomatici da Covid 19 senza che questi entrino nella struttura ospedaliera, mischiandosi ad altri medici e utenti, aumentando il rischio contagio. Un’accortezza di prevenzione indispensabile – continua Baglivo – che è stata predisposta in altri presidi sanitari del territorio, come ad esempio nell’ospedale di Galatina e di Tricase. In quest’ultimo presidio è stata prevista anche l’effettuazione del tampone per tutto il personale sanitario in servizio. Al Fazzi non c’è l’ombra di tutto questo”.

Il rischio che linea che separa la trincea dal campo di battaglia sia troppo sottile, purtroppo, c’è e ne sono prova i numerosi contagi di medici in tutti i territori già molto colpiti. “Non sono stati neanche predisposti percorsi separati per il personale e i visitatori, così come non sono stati adibiti ascensori separati per il personale e gli utenti esterni. Tutte accortezze necessarie per tutelare medici e infermieri che, oltre alla penuria di mascherine di protezione, sono esposti al contagio proprio per la mancanza di queste cautele. Mi auguro che non pagheremo questi ritardi, dovuti a una situazione che, in una fase di emergenza, si poteva risolvere molto prima”.