Box in plexiglass sulle spiagge? La proposta fa discutere. E qualcuno li chiama ‘separatori demenziali’


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Tra i vari effetti della quarantena forzata a cui siamo tutti – e dico tutti – sottoposti , ci sono le ricerche compulsive su cosa ci aspetta. C’è chi si informa sulle riviste scientifiche per capirne di più (terrorizzando poi gli amici con scenari nefasti), c’è chi vuole capire quanto il Covid-19 condizionerà le nostre vite.

Il tam tam mediatico si sta concentrando in questi giorni su una domanda “Come sarà l’estate se mai un’estate come quella che conosciamo ci sarà?”. Bella domanda.

Molte testate nazionali hanno dato spazio alla proposta di alcuni operatori turistici balneari che hanno realizzato rendering avveniristici su possibili box in plexiglass che possano fungere da distanziatori tra vicini d’ombrellone. Peccato che nessuno sembra porsi la domanda su quanto possa succedere in acqua, al momento del fatidico bagno in mare. Tant’è.

Da qui giù con i commenti, i più – va detto – sono assolutamente contrari, soprattutto tra coloro che vedono il mare come sinonimo di libertà e non certo come una gabbia asfittica dove stendersi al sole in un effetto serra mai provato.

Parola agli operatori turistici

Ci siamo chiesti cosa ne pensano i nostri operatori turistici balneari che con il loro lavoro stagionale, trainano uno dei settori principali dell’economia salentina. A prendere la parola oggi è Umberto Del Prete, presidente pro tempore di commercianti ed operatori turistici di Porto Cesareo e dintorni.

“Immaginiamo un temporale con vento a 30 nodi o il passaggio di una tromba d’aria, un box in plexiglass diventerebbe un proiettile volante pronto a sfidare l’incolumità di ognuno di noi” esordisce Del Prete.

E va detto che i venti forti e le trombe d’aria qui nel Salento sono diventati ospiti temuti delle estati più recenti. “Immaginiamo di poter scavare e interrare un box per ogni ombrellone, dovrebbe essere interrato di almeno un metro, forse davvero un’idea esagerata. Anzi l’idea del plexiglass è demenziale! Siamo al mare e non all’expo di Milano” chiosa l’imprenditore.

E i costi? “Quanto pagherebbe un cliente? Arriveremmo a 200 euro al giorno forse”.

La proposta

“Noi siamo gli attori della trincea e mettendo in moto il cervello forse si potrebbe pensare o consigliare un frangivento di colore bianco di altezza mt. 1,20 , magari sostenuto da pali di legno per dividere le file degli ombrelloni distanti tra essi mt. 2,60/3,00 come da regolamento esistente senza stravolgere la storia commerciale esistente. Un telo può anche essere disinfettato con idro-pulitrici di cui tutti gli stabilimenti ne sono detentori, con soluzioni a base di cloro. In questo modo non avremmo stravolto l’ecosistema ed il look architettonico di una spiaggia ed uno stabilimento immerso nella natura e, la spesa economica non sarebbe certo così ingente come nel caso del plexiglass”.

Si attendono commenti e risposte dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria.

(Foto di copertina: open.online.it)