Coronavirus, si torna alla normalità ma non in Ospedale. Don Gianni Mattia: ‘concedete alle famiglie di stare più tempo con i malati’


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Da quando il Governo ha dichiarato la fine del lockdown, il Paese ha cercato di ricominciare, di tornare alla normalità dopo lo stop forzato per spezzare la catena dei contagi anche se a distanza di sicurezza e nel rispetto delle regole imposte per evitare nuovi focolai o che la curva epidemiologica torni a salire. E certe immagini danno la sensazione di una quotidianità ritrovata: strade e locali animati di gente, spiagge affollate, turisti che hanno deciso di concedersi una vacanza nel Salento.

Sembra che si voglia archiviare il Coronavirus come qualcosa di passato, da mettersi alle spalle. Eppure ci sono luoghi dove è ancora presente, dove le misure di sicurezza – sacrosante visto che non bisogna abbassare mai la guardia – stanno mettendo a dura prova chi quei luoghi, purtroppo, li frequenta. A raccontare cosa accade tra le mura di un Ospedale, è Don Gianni Mattia, cappellano del Vito Fazzi di Lecce che percorre ogni giorno le corsie del nosocomio salentino. Le sue parole sono rivolte ai pazienti ricoverati nei vari reparti e ai loro familiari a cui è concessa solo una brevissima visita, appena un’ora al mattino. Troppo poco, anche per portare conforto ai malati che si sentono soli visto che il personale non può rispondere sempre a tutto e a tutti.

«Serve che almeno il pomeriggio si aprano le porte» chiede Don Gianni. «Se il contagio può esserci in ospedale, ci sarà dovunque, anche nelle discoteche e in qualsiasi luogo dove ci sono persone, ma non mi venite a dire che volete tutelare e proteggere i malati da eventuale contagio perché sono a rischio comunque. Alla sofferenza fisica si sta aggiungendo quella psicologica e chi non la vive non la può capire. Io sto passando dalle diverse corsie e vedere tutto questo dolore sinceramente non mi garba affatto! Anzi, la mia è una denuncia. Si svegli chi di dovere perché permetta allo stesso parente che viene alla mattina di passare anche la sera» si legge nel lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Da un lato, c’è la necessità di “proteggere” gli Ospedali che, a conti fatti, sono quelli che hanno ‘sofferto’ di più in questo periodo. Salvaguardare i pazienti ricoverati, spesso fragili e costretti a combattere con altre patologie è un dovere, ma questo non significa isolare i malati e concedergli di ricevere visite solo una volta al giorno. Chi entra la mattina, secondo Don Gianni, potrebbe tornare anche nel pomeriggio.

«Provate a stare voi in ospedale e vedere un vostro caro in 24 ore solo un’ora (se vi va bene) …intanto molta gente a mare o a divertirsi dovunque!!!  Apra il proprio cuore chi di dovere e si metta mano alla coscienza. Questa situazione per me è insostenibile e davanti a Dio non mi sento di tacere assolutamente! Ditemi quello che volete, prendete tutte le precauzioni di questo mondo, ma il malato ha diritto a un suo parente almeno due volte al giorno, minimo! »