Ci sono i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che stanno lavorando senza sosta per cercare di salvare tutti, senza dover arrivare al punto di scegliere chi curare e chi no. Ci sono regioni, come la Lombardia, ormai allo stremo nonostante possano vantarsi di un sistema sanitario che ha sempre puntato all’eccellenza. I posti in terapia intensiva sono ridotti al lumicino mentre il contatore dei contagi sale, continua a salire rendendo reale il rischio di non avere più letti per la rianimazione. Una situazione drammatica.
Per questo è importante restare a casa, rispettare le regole imposte dal Governo ed evitare che il sistema sanitario collassi. Ma c’è un altro aspetto che bisogna considerare in questa guerra contro il nemico invisibile: gli asintomatici. Un piccolo esercito che il Veneto ha deciso di combattere usando il modello Corea del Sud. Come ha dichiarato il presidente Luca Zaia, la Regione ha deciso di percorrere la stessa strada e fare tamponi anche a chi non ha sintomi, in modo da scovare i positivi on the road. E isolarli. In realtà non serve superare i confini locali.
C’è l’esempio di Vo’ Euganeo, il primo focolaio in Italia insieme a Codogno. La strategia è semplice: individuare tutti i casi sospetti e confermali e cercare, per ogni singolo caso, tutti i possibili contatti “stretti” (familiari e lavorativi) e anche gli incontri occasionali (anche definiti come “non stretti” o a basso rischio). Il piano si conclude, come prassi vuole, con la quarantena e l’isolamento domiciliare fiduciario.
Potrebbe sembrare una misura eccessiva, un eccesso di zelo, ma come ha spiegato Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano in questa malattia ogni persona contagiata ne infetta altre due/tre (in realtà 2,5). «Se non segui la traccia e non interrompi la catena di contagio, questa non può che andare avanti» ha dichiarato.
A differenza di quanto si è pensato in un primo momento, osservando da lontano l’infezione in Cina, chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione. Il «paziente numero 1 di Codogno» non aveva alcun sintomo quando ha contagiato il suo amico di allenamenti che, a sua volta, ha ‘infettato’ tre clienti del bar dei genitori.
Insomma, sotto la punta dell’iceberg si nasconde una piramide. Per questo è importante restare a casa e, come recita lo slogan del Ministero, chiudere la porta al virus.