Cosa significa essere ‘donne architette’ nel territorio salentino: al via un questionario


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L’obiettivo è quello di analizzare i punti critici,nonché le difficoltà che le donne professioniste affrontano sul lavoro. Ben settanta domande raggruppate in tre aree tematiche (Qualità del lavoro, Relazioni con gli altri soggetti coinvolti nella prestazione lavorativa, Accessibilità dell'informazione) per comprendere cosa significhi essere “donne architette” nel territorio salentino. Ed ecco allora un questionario progettato e messo a punto dal gruppo di lavoro “AltrArchitettura”, diffuso con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti PPC di Lecce. Documento disponibile presso la segreteria di piazza Mazzini o scaricabile direttamente dal sito dell’Ordine. “Negli ultimi 15 anni – sottolinea Rocco De Matteis, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Lecce – le iscritte all’albo sono cresciute, in Italia, del 141per cento ed anche sul nostro territorio questa tendenza è evidentissima. Pur tuttavia le nostre colleghe, nella difficoltà generale di un mercato del lavoro che travolge tutti, vivono condizioni di oggettiva difficoltà. Spesso aggravata dalla necessità di dover scegliere tra lavoro e vita familiare o tra lavoro e figli”.
 
Si esaminano una serie di situazioni relative a condizioni di genere e di ruolo. Rappresenta è il risultato dell'impegno condiviso di un gruppo di donne architetto che – affiancate da una psicologa ed un'avvocatessa – si sono interrogate ed insieme hanno riflettuto sulla professione e su altre specifiche questioni abitualmente riscontrabili nell'ambiente di lavoro. Non a caso, infatti, proprio per permettere la narrazione delle singole soggettività, il test si conclude con tre domande "aperte", riservate ad esprimere esperienze, testimonianze, suggerimenti.
 
Ancora oggi – sottolinea il gruppo promotore – molte professioniste salentine incontrano difficoltà per il solo fatto di essere donne. È inaccettabile, come lo è il dato che debbano rivendicare pari opportunità di giudizio e di trattamento. Eppure proprio dal nostro campo può venire una lezione esemplare. Pensiamo agli Hopi, la popolazione indigena degli altopiani del Colorado, presso i quali l'edilizia è stata fino ai giorni nostri una esclusiva pratica femminile, tanto da considerare la cosa più ridicola al mondo un uomo impegnato a realizzare una casa. Un esempio importante che dice come la diversità biologica tra uomo e donna non giustifica in alcun modo le discriminazioni in ambito lavorativo e come siano le eredità culturali a pregiudicare le opportunità”.
 
Il questionario proposto alle donne architetto, con l'auspicio di rivolgerlo in futuro alle professioniste di altri settori, raccoglierà i dati generali nel rispetto dell'anonimato, e dovrà essere recapitato nell'apposito contenitore predisposto presso la sede dell'Ordine. Termine ultimo il 31 luglio.
 
La raccolta e l’analisi dei dati sarà compiuta dallo stesso gruppo di lavoro e alla fine i risultati verranno illustrati in una tavola rotonda pubblica.