«Serve sottoporre a tampone tutti gli operatori sanitari asintomatici, medici, infermieri, operatori sociosanitari, addetti ai servizi di pulizie e sanificazione, pasti, lavanolo e manutenzione».
Il rischio che gli ospedali possano trasformarsi da avamposto alla lotta contro il coronavirus a pericolosi focolai fa sì che il sindacato scenda in campo per scrivere alle autorità sanitarie regionali e chiedere una vera e propria task force a tutela di chi è impegnato in prima linea.
Purtroppo – notano preoccupati dal sindacato Fsi-Usae – continuano a crescere i casi di positività al Covid-19 tra il personale delle aziende sanitarie pubbliche e private e anche tra i lavoratori degli appalti nelle strutture sanitarie della provincia di Lecce.
«Va predisposta subito – scrive il Segretario Territoriale Francesco Perrone – una pianificazione dei controlli, valida per tutte le strutture sanitarie della nostra ASL di Lecce ed in toto in tutte le AASSLL della Regione Puglia, a cui nessuna azienda possa derogare: si dovranno stabilire le modalità ed i tempi contingentati in cui saranno controllati tutti i lavoratori, a partire in particolare da chi è venuto a contatto con pazienti positivi, per giungere a tutti coloro che hanno operato e stanno operando in ambienti dove sono stati trattati».
Nessun allarmismo e nessuna speculazione, quindi. Ma nemmeno la superficialità di non vedere e di non denunciare una situazione grave: sono stati consegnati i giusti dispositivi di protezione individuale? Li hanno tutti gli operatori? Ce ne sono a sufficienza? Sono a norma? Guai a far passare serpeggiare il rischio che possa essere vanificato l’effetto delle misure di contenimento che i cittadini stanno seguendo da 14 giorni.
È del tutto evidente che per fare i tamponi a tappeto è necessario ampliare con urgenza i laboratori presso i quali sia possibile analizzarli dal momento che quelli finora previsti non riescono a smaltire le richieste.
«Nelle strutture, pubbliche e private della nostra provincia di Lecce, si sta facendo l’impossibile, e nessun lavoratore si tira indietro, ma è giustamente elevata la preoccupazione per la propria salute, di quella dei colleghi, dei pazienti e dei propri familiari. È inammissibile sottovalutare il rischio di dimezzare il personale. Come già stanno facendo altre regioni, è fondamentale che si stabiliscano procedure certe e controlli a tappeto per i lavoratori che garantiscono servizi essenziali, altrimenti verranno vanificati gli sforzi e si perderanno risorse preziose per la tenuta del sistema».