Cresce il bracconaggio nel Salento: tre poiane fucilate in una settimana. È scontro tra ambientalisti e un dirigente di Federcaccia


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Il Salento si conferma, purtroppo, teatro di una preoccupante escalation di illegalità venatoria e di autentico bracconaggio. In soli sette giorni, tre esemplari di poiana (Buteo buteo), rapace protetto dalla normativa internazionale e nazionale, sono stati abbattuti a colpi di fucile in diverse località della provincia di Lecce.

La denuncia, documentata e durissima, arriva dal Coordinamento a tutela del lupo e della fauna nel Salento, che punta il dito contro un bracconaggio ormai “fuori controllo”.

Gli episodi, avvenuti a Veglie, Neviano e Collepasso, delineano un quadro di sistematica violazione delle leggi a tutela della biodiversità. Le radiografie effettuate presso il Cras (Centro Recupero Animali Selvatici) di Calimera non lasciano spazio a dubbi: i corpi dei rapaci sono letteralmente crivellati di piombo.

In particolare, il caso di una delle poiane recuperate è emblematico della ferocia dell’atto: il volatile presentava ben 15 pallini da caccia nel corpo. “Sparare a una poiana è un crimine gravissimo”, spiegano dal Coordinamento, “perché si tratta di una specie rigorosamente protetta che svolge un ruolo ecologico fondamentale nel nostro territorio”.

Il caso della volontaria e le “pressioni intimidatorie”

Oltre al danno ambientale, l’episodio di Collepasso ha aperto un preoccupante fronte di scontro sociale. Tutto è nato il 24 dicembre, quando una volontaria, dopo aver udito degli spari durante una giornata di caccia, ha recuperato il corpo di una poiana che solitamente sorvolava la sua abitazione.

La donna ha denunciato l’accaduto sui social, attirando, però, l’attenzione di un dirigente provinciale di Federcaccia. Secondo quanto riferito dal Coordinamento in una nota stampa, l’esponente dell’associazione venatoria avrebbe rivolto alla volontaria parole pesanti, intimandole di fornire risposte “nel suo interesse” e minacciando “iniziative nei suoi confronti” qualora non fossero state fornite prove del reato.

La denuncia del Coordinamento: “Un dirigente di Federcaccia, con inaccettabile insistenza e tono intimidatorio, intimava alla donna di dare risposte… attendendo prove altrimenti avrebbe preso iniziative a tutela dei cacciatori. Chiaramente la volontaria aveva ragione: la poiana è stata fucilata.”

Il Coordinamento non usa mezzi termini nel definire l’atteggiamento di certi esponenti del mondo venatorio come un tentativo di silenziare chi difende la legalità. L’accusa è quella di voler proteggere l’immagine della categoria a scapito della verità dei fatti.

“Questo signore, invece di intimidire i volontari, dovrebbe pensare a contrastare un bracconaggio fuori controllo”, si legge nel comunicato stampa. Le associazioni ambientaliste chiedono un cambio di rotta radicale:

– Collaborazione concreta con le forze di polizia.

– Abbattimento del muro di omertà all’interno delle associazioni venatorie.

– Azioni serie di contrasto alla caccia illegale anziché attacchi a chi recupera gli animali feriti.

Il clima nel Salento si fa dunque teso. Se da un lato i volontari continuano la loro opera di monitoraggio e soccorso, dall’altro la recrudescenza degli episodi di bracconaggio e lo scontro istituzionale suggeriscono che la battaglia per la tutela della fauna selvatica è ancora lontana da una risoluzione.