“Devo confessare che, a montaggio finito, non sono sicuro se definire il film un dramma con un tono leggero o una commedia con momenti tragici. Per ora preferisco pensarlo come una storia corale dove si raccontano delle situazioni molto serie con dei personaggi reali che credono fermamente – a volte purtroppo- in quello che fanno” Edoardo Winspeare parla del suo ultimo lavoro "La vita in Comune" presentato alla 74^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
I protagonisti reali sono due: il paese di Disperata e la Foca monaca. Cosa lega un luogo che si trova nel Finis Terrae d’Italia o, come diceva Carmelo Bene, “al sud del sud dei Santi”, e un animale marino di rara eleganza ormai quasi invisibile nella mare del Capo di Leuca? Disperata è il teatro, lo scenario dell’intreccio di vite solo apparentemente distanti, in realtà collegate dal sud e dalle contraddizioni spesso scandagliate da Winspeare con risoluta delicatezza.
La foca monaca è l’apparizione magica e un po’ fatalista che conferma il nuovo corso; è il simbolo della libertà e di quella bellezza che non solo salverà il mondo ma ne cambierà radicalmente il corso, organizzando, come in un caleidoscopio di vetri colorati, un mosaico di rara armonia in cui i protagonisti troveranno una dimensione nuova, una rinascita civile ed etica impensabile ed insperata. La trama così si snoda: A Disperata, un piccolo paese del sud Italia dimenticato da Dio, il malinconico sindaco Filippo Pisanelli si sente terribilmente inadeguato al proprio compito. Solo l'amore per la poesia e la passione per le sue lezioni di letteratura ai detenuti gli fanno intravedere un po’ di luce nella depressione generale. In carcere conosce Pati, un criminale di basso calibro del suo stesso paese.
Il sogno di Pati e di suo fratello Angiolino era di diventare i boss del Capo di Leuca, ma l’incontro con l'arte cambia tutti, e così un’inconsueta amicizia tra i tre porterà ciascuno a compiere delle scelte coraggiose: i due ormai ex banditi subiranno una vera e propria conversione alla poesia e alla bellezza del Creato, mentre il sindaco troverà il coraggio per difendere delle idee, forse folli, ma per cui vale la pena battersi. La ricomparsa della foca monaca sarà il segno che qualcosa è cambiato. La vita del timido Filippo è ormai capovolta e lui ci si butta dentro con un tuffo, finalmente circondato non da paure ma da un silenzio pacifico. Questa inconsueta relazione non cambierà solo i tre amici bensì sarà anche foriera di una rinascita civile per la piccola comunità di Disperata.
Prodotto dallo stesso Winspeare con Gustavo Caputo e Alessandro Contessa per Saietta Film e Rai Cinema, in associazione con Banca Popolare Pugliese (ai sensi delle norme sul tax credit), Charles e Diane Adriaenssen e Tea Time Film, La vita in comune è sostenuto anche con il contributo di Apulia Film Commission. Il cast è composto da Gustavo Caputo, Antonio Carluccio, Claudio Giangreco, Celeste Casciaro, Davide Riso, Alessandra de Luca, Francesco Ferrante, Antonio Pennarella, Tommasina Cacciatore, Marco Antonio Romano, Salvatore Della Villa, Ippolito Chiarello, Fabrizio Saccomanno, Fabrizio Pugliese, Domenico Mazzotta, Giorgio Casciaro.
E la sensazione che perdura alla visione della pellicola non è di amarezza, denuncia o irriverenza. Non ci sono i carrozzoni dell’antimafia, dell’antipolitica, dell’anticlericalismo. Rimane il tratteggio lirico di una vita in comune che Winspeare conosce profondamente e che parla a noi del sud il linguaggio universale della comunità, dell’appartenenza scelta o ereditata, talvolta stretta e soffocante ma mai incolore.
“La vita in comune siamo noi, uomini generosi e miseri, quando decidiamo di stare insieme, magari provando a sognare”. E. Winspeare. Da oggi nelle sale.