“Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro”.
Louis Jouvet
Lecce ha uno straordinario decumano scenico, un itinerario policromo che collega virtualmente i teatri della città: dal Politeama all’Apollo, dall’Anfiteatro al Teatro Romano fino al Paisiello.
E se Roma ha una basilica ad ogni porta, Lecce si presenta al visitatore con un teatro, un immenso e straordinario palcoscenico dove ogni elemento è una quinta scenografica. Il teatro forse è davvero il luogo in cui tutto è finto ma niente è falso, e i luoghi di Mnemosyne sono un invito alla catarsi dal torpore dell’immaginazione.
Entrare in un teatro è un cortocircuito, un anacoluto emotivo e si deve applaudire alla creazione o alla rinascita di un teatro. E alla città è restituito il Teatro Apollo, straordinario monumento di raffinato gusto neoclassico che già nella sua intitolazione racchiude tutte le arti.
Fu costruito nel 1911 dal proprietario Vincenzo Cappello, un facoltoso imprenditore edile,che aveva ottenuto la concessione di un suolo di 750 metri lungo via Trinchese. Ingegnere progettista fu Tassoni, e la costruzione venne articolata in tre tempi con tre differenti inaugurazioni: il 15 maggio 1912 fu inaugurata la Sala Apollo, l’11 maggio 1914 l’Arena Apollo ed il 04 dicembre 1926 il Teatro Apollo.
Per l’inaugurazione del marzo 1912, l’edificio era già arricchito di stucchi e dorature nel soffitto e di affreschi del tenore Franco Tafuro. Tanti gli spettacoli che si sono susseguiti negli anni: dal varietà che inaugurò nel 1912 fino al Cinema nel 1926 con la proiezione del film muto “Gli ultimi giorni di Pompei”, accompagnato da un’orchestra dal vivo diretta da Paolo Grimaldi.
Molte le celebrità dell’opera che hanno calcato il palcoscenico, da Tito Schipa a Beniamino Gigli a Tito Gobbi, a Maria Caniglia e Cloe Elmo,Gino Bechi,Giacomo Lauri Volpi.
Non meno folto l’elenco di notorietà del mondo dell’avanspettacolo e del varietà: Nino Taranto, Totò con la rivista “Bada che ti mangio!”, con Isa Barzizza, Mario Castellani e Mario Riva, Walter Chiari.
Ricchissima la collezione di locandine dei film proiettati all’Apollo, ora in mostra al Must per gentile concessione della famiglia Manzo. La crisi delle sale cinematografiche, descritta poeticamente da Tornatore in “Nuovo Cinema Paradiso”, portò al declino della struttura che chiuse i battenti nel 1984.
Sono passati 105 anni dall’inaugurazione del 1912 ed ora l’Apollo torna a nuova vita e con lui la storia di Lecce, le sue stratificazioni ellenistiche integrate e visibili, i decori, gli elementi lignei dei capitelli e gli stucchi in cartapesta sul cassettonato del Foyer. Il connubio tra antico e moderno si presenta già all’ingresso dove, nel foyer,la biglietteria, il guardaroba e la Buvette convivono con reperti provenienti dagli scavi archeologici.
Circa 850 posti di cui 504 in platea ed il restante nei due ordini di palchi e loggione. Il palcoscenico è mobile, dotato da una torre scenica alta 25 metri, il golfo mistico ospita cento elementi. Le poltrone sono in velluto marrone, i lampadari e gli appliques in cristallo di Murano. E’ stata recuperatala cupola,un tempo apribile, realizzata con una copertura in zinco.
Ora a noi il compito di tornare a far rivivere l’Apollo. Che lo spettacolo abbia inizio.
Maria Agostinacchio