Impariamo da Auschwitz per realizzare la pace. L’editoriale di Donato Maglio

Il saggista salentino fornisce un paragone accurato tra ciò che sta avvenendo oggi in Ucraina e ciò che avvenne durante il regime nazista.

La guerra in Ucraina è oramai l’argomento più dibattuto e raccontato sulle prime pagine dei giornali da oltre un anno. Bombardamenti, uccisioni, fosse comuni, deportazioni di civili, soprattutto di bambini rimasti orfani o strappati ai genitori, verso le zone più nascoste della Russia. La parola “deportazione” fa venire i brividi ancora oggi e fa pensare alle migliaia di persone che, durante la seconda guerra mondiale sono state portate, a forza, dopo giorni di viaggio estenuante, in quel lager che la storia ricorda e tramanda alle generazioni attuali come Auschwitz, il campo della morte.

Certamente, il confronto tra quello che è avvenuto ottant’anni fa nel lager polacco e la deportazione in Russia di centinaia di bambini e civili, è esagerato ma è pur sempre una violenza che persone innocenti subiscono e che tocca il cuore di chi ascolta le testimonianze odierne, conoscendo la storia.

È proprio a causa delle deportazioni che ha ordinato e fatto eseguire Vladimir Putin che, contro il Presidente della federazione russa, è stato emesso un mandato di cattura internazionale da parte della Corte Penale Internazionale. La storia più buia per l’umanità si sta ripetendo nonostante tutto, nonostante le vittime di ogni guerra del passato, nonostante le testimonianze delle stesse vittime e le ideologie becere e farneticanti del Novecento.

Perché si dovrebbe ripartire da Auschwitz per costruire la pace? Perché invito chi ha compiti di governo e responsabilità nel mondo ad andare ad Auschwitz e respirare a pieni polmoni l’aria di quel luogo di sofferenza? Ad Auschwitz sono morte più di un milione di persone,  per la maggior parte ebrei, rom, polacchi, slavi, civili di tutta Europa, di ogni estrazione sociale, duecento trenta mila bambini e adolescenti vittime della guerra.

Ad Auschwitz, da quasi un secolo, non cinguettano gli uccelli nonostante l’ immensità degli spazi aperti, un silenzio tombale la fa da padrone in quel campo, si vedono ancora i grandi crematori, l’interno dell’unica camera a gas rimasta ha ancora i segni della sofferenza, i forni sono quelli delle cremazioni, il muro delle fucilazioni mostra ancora i fori di proiettile delle centinaia di persone eliminate per la sola colpa di esser nate.

Le foto delle vittime, le tragedie avvenute ad Auschwitz, raccontate dalle guide, chiudono il cerchio dell’aberrazione raggiunta dal comportamento umano. Chiudendo gli occhi, bisogna immaginare ciò che è stato, la sofferenza patita e vissuta ogni giorno, per cinque anni, da chi è finito nel lager. Bisogna lasciar viaggiare liberamente il pensiero a ciò che è stato.

Ecco, oggi giorno, potrebbe accadere un secondo Auschwitz se si continuano a perseguire strade di violenza, di odio e di sopraffazione, solo perché si lascia spazio all’ ideologia e all’ indifferenza che possono prendere il sopravvento sul rispetto e la pacifica convivenza. Ascoltate Auschwitz, pensate ad Auschwitz, testimoniate Auschwitz.

Utilizzando le parole del grande Sommo Pontefice, il Venerabile Pio XII, rivolgo a tutti, soprattutto agli uomini di potere, l’invito imperituro: “Nulla è perduto con la Pace, tutto è perduto con la guerra“. 



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