
Perché è importante votare? E soprattutto chi lo fa e perché lo fa? Quali sono i meccanismi che spingono coloro che si recano alle urne e quali i motivi che impediscono di farlo?
Sono le domande che facciamo a noi stessi, noi che seguiamo le vicende politiche da lunghissimo tempo e che verifichiamo l’incapacità della politica a presentare proposte allettanti o considerate convenienti. In fondo è difficile capire perché andiamo a votare.
L’elezione diretta del sindaco certamente ci suggerisce una corsia preferenziale nella scelta di una persona che più di altre possiamo considerare in grado di amministrare correttamente e proficuamente una città. Una figura di prestigio, a cui riconosciamo doti di intelligenza, di cultura, di eloquio, in una relazione empatica, tutta personale. Una persona che conosciamo o che non conosciamo direttamente, ma che magari ci ispira. Solo questo, impossibile trovare altri elementi da prendere in considerazione per orientare il nostro voto. Non più.
Al tramonto delle cosiddette ideologie e nel pieno crepuscolo dei partiti, la scelta di campo è orientata più dalla simpatia che non dall’idea politica che anima sigle, liste e correnti. Anche perché l’idea politica è difficile da cogliere e da distinguere dalle altre idee. Ragion per cui gli stessi riferimenti di destra e sinistra sono divenuti spazi privi di senso, sicuramente nelle Comunali, dove la gente prima di votare vuole toccare, vuole parlare, vuole capire se ne vale la pena.
Negli anni 90, a seguito della maxi inchiesta soprannominata Tangentopoli si fece strada l’idea che bastasse votare le persone perbene, tanto da far nascere qua e là i partiti degli onesti, di quelli che facevano senza sporcarsi le mani. Poi altre inchieste, a discendere, e altri scandali ci hanno mostrato e dimostrato che le forze politiche emergenti cadevano facilmente negli stessi errori, e che nessuno è senza peccato.
È il problema di oggi, se non c’è più un’idea o un partito ad entusiasmare il popolo, se nessuno è veramente affidabile e irreprensibile, gli elettori da cosa e da chi si faranno corteggiare, forse da chi promette loro qualcosa o da chi sarà in grado di ricordarsi generosamente di quel sostegno accordato? È questa la dinamica del voto di scambio, tutto è dato in cambio di qualcosa, una politica priva del trascendente paga il prezzo del mercato, dove tutto ha e deve avere un costo, anche il voto. E se pagare i voti è un reato, anche farseli regalare non è certo l’azione più genuina del mondo