Convertire l’ex carcere per i minori di Monteroni in una struttura per accogliere i detenuti affetti da Covid-19 che non necessitino di ospedalizzazione, oppure che presentino i sintomi della malattia. È questa la proposta che lancia Osapp che, presa carta e penna, ha inviato una missiva al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Giuseppe Martone; al Dirigente della casa circondariale di Lecce, Rita Russo; al Prefetto del Capoluogo, Maria Teresa Cucinotta; al Responsabile regionale della Protezione Civile e al Sindaco, Carlo Salvemini.
“L’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria, quale sindacato maggiormente rappresentativo della categoria, con la presente, intende proporre alla Dirigenza in oggetto, la possibilità di attrezzare la struttura dell’ex carcere per i minori di Monteroni di Lecce, come presidio destinato alle persone provenienti dalla libertà, o da altri istituti, che presenterebbero sintomi riconducibili al COVID19. In questi modo verrebbero messi in stato di quarantena senza aver alcun contatto con l’intera popolazione detenuta all’interno della Casa Circondariale di Lecce, con gli agenti di Polizia Penitenziaria e con tutti gli altri operatori che lavorano a ‘Borgo San Nicola’”, fa sapere il vicesegretario regionale del Sindacato, Ruggiero Damato.
“Inoltre si chiede di valutare la possibilità che la stessa struttura sia attrezzata per ospitare tutti i detenuti positivi al coronavirus, che non necessitino di ospedalizzazione, così facendo, di fatto, si andrebbe incontro a un totale isolamento da tutto il contesto dell’istituto penitenziario leccese.
Inoltre, l’x carcere per i minori si trova non è distante dall’ospedale ‘Vito Fazzi’ ed è vicino ad altre due strutture sanitarie private e convenzionate con il sistema sanitario nazionale.
Pertanto riteniamo che la presente venga valutata e considerata per il suo contenuto, in quanto non osiamo immaginare cosa potrebbe accadere nel caso di registrasse un aumento dei casi a ‘Borgo San Nicola’, all’interno della quale sono presenti quotidianamente circa 2.500 persone tra detenuti e operatori e senza contare che, dopo l’eventuale ripresa dei colloqui con i familiari, se ne includerebbero almeno 800 in più”.