Fabrizio Miccoli rompe il silenzio dopo la scarcerazione: “Chiedo scusa, ho commesso tanti errori”


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Sei mesi in carcere sono difficili per chiunque. Ancor di più se ti chiami Fabrizio Miccoli, uno che “aveva tutto” come scritto nel lungo post condiviso su Instagram in cui l’ex calciatore ha voluto raccontare la sua storia, “dire la sua senza farla dire agli altri”. Una storia che comincia molto prima della condanna con l’accusa di estorsione aggravata da metodo mafioso che gli ha aperto le porte del Carcere.

Il post su Instagram

«Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita – si legge nel post di Miccoli, tornato in libertà (affidato in prova ai servizi sociali) – Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni, tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono, ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà, ho fatto più di un errore. Il primo è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Il secondo è stato quello di usare delle parole sbagliate, che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile… invece sei solo umano».

Il riferimento è alla frase contro giudice Giovanni Falcone — assassinato da Cosa nostra il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci — intercettata in una conversazione telefonica con Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa. Gli uomini in divisa lo tenevano sotto controllo per arrivare al padre Antonino, detto “u Scintilluni”, all’epoca latitante.

«Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente» scrive Miccoli, prima di tornare a parlare della sentenza. «Mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma l’ho rispettata presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno lì dentro sembra infinito, 6-7 mesi un’eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene».

Il post prosegue con un ringraziamento alla famiglia, ai suoi avvocati e ai tifosi che «in questi anni non hanno chiesto spiegazioni, mi hanno supportato e mostrato un amore, un affetto che mai avrei pensato».

Il Romario del Salento conclude con una speranza: «Come in campo…dopo una sconfitta non puoi rigiocare la partita appena persa, ma puoi allenarti e cercare di fare meglio nella prossima partita. Ho quasi 43 anni e spero di avere ancora tante “partite” per recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli».

E tra i commenti ecco spuntare quello del suo ex allenatore Serse Cosmi: “Ciao Fabrizio, non immagini quante volte in questo periodo ti ho pensato e come me la mia famiglia perché posso dirlo tranquillamente sei uno dei pochissimi calciatori che ho veramente considerato uno della mia famiglia. In campo hai avuto sempre il coraggio di fare giocate che gli altri neanche pensavano, quindi non sono sorpreso delle tue parole. Avere il coraggio di ammettere i propri errori è per pochi, vorrei abbracciarti ora come facevo dopo ogni tuo goal …. ti ho sempre voluto bene…. ora ancora di più! A presto amico mio”.