Ferrovie Sud Est, chiudono le officine del polo di Lecce. A rischio 30 posti di lavoro

I sindacati hanno già scritto all’assessore regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, ed alla presidente del Consiglio Regionale, Loredana Capone.

Altro che rilancio delle officine del polo di Lecce. Ferrovie Sud Est ha comunicato la volontà di chiudere il sito manutentivo salentino con le conseguenti ricadute occupazionali. Sono trenta i lavoratori che rischiano il posto, al punto che i sindacati in una nota parlano di ‘demolizione’ della fabbrica oltre al timore di dover registrare  l’abbandono del polo produttivo leccese gestito dalla partecipata di Fs.

‘Intervengano subito la Regione, la politica locale e la deputazione salentina: tutelino il territorio e il lavoro”, affermano i segretari di Filt Cgil (Fabrizio Giordano), Fit-Cisl (Giovanni Conoci), Uiltrasporti (Francesco Demarindis) e Faisa-Cisal (Antonio Rizzini).

Nei giorni scorsi Ferrovie Sud Est ha comunicato formalmente di voler chiudere l’officina del settore automobilistico. La motivazione ufficiale è che il Comune di Lecce, proprietario dei fabbricati, vuole tornare in possesso dell’area (nei pressi dell’attuale ingresso della stazione ferroviaria) ed Fse non è intenzionata a trovare una soluzione alternativa preferendo esternalizzare il servizio.

“Siamo preoccupati delle ricadute occupazionali. Che fine faranno i lavoratori oggi impegnati nell’officina degli automezzi? Quale sarà la qualità dei lavori di manutenzione una volta esternalizzato il servizio?”, sono queste le domande che si pongono i sindacalisti, preoccupati delle connessioni del provvedimento con l’officina dei treni.

“Eppure una soluzione meno dispendiosa in termini di tempo e di costi economici è alla portata di mano, senza che sia nemmeno presa in considerazione”, dicono dai sindacati. “Abbiamo più volte proposto di utilizzare lo scalo di Surbo, che è vicino ed ha tutte le potenzialità per assolvere ad un compito che il Gruppo Ferrovie già utilizza per la manutenzione dei mezzi di Trenitalia”. Da qui l’appello alla politica locale.



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