La fontana del Toro di piazza Salandra, a Nardò, è tornata al suo vecchio splendore. Dopo i lavori di manutenzione straordinaria e di restauro, il monumento costruito nel 1930 sui disegni dello scultore Michele Gaballo è stato restituito alla città e i cittadini ora potranno ammirare la ritrovata bellezza dell’opera “presentata” per la prima volta più di novanta anni fa in concomitanza con l’inaugurazione della conduttura. E per questo era stata voluta, come simbolo e sigillo dell’arrivo a Nardò dell’Acquedotto Pugliese in modo che potesse essere un motivo di vanto e orgoglio.
La storia della Fontana del Toro
La storia della fontana del Toro nel comincia nel 1930, quando fu costruita seguendo il modello del maestro Michele Gaballo. La location scelta non fu casuale: si decise di collocarla addossata al transetto della chiesa di San Domenico, per riempire il vuoto lasciato da alcune botteghe abbattute, tra cui quella del “lampionario” che aveva il compito di illuminare la città accendendo i lampioni a gas. Da allora, la fontana, insieme a otto fontanine in ghisa installate negli stessi giorni della realizzazione, distribuisce acqua pubblica per tutti i cittadini.
Non solo. L’opera è nata per “celebrare” le origini di Nardò che, secondo la leggenda, fu fondata lì dove un toro, scavando il terreno con lo zoccolo, fece sgorgare l’acqua.
Dopo aver preparato i disegni e un modello in gesso, la fontana fu commissionata il 3 ottobre 1930 alla ditta leccese “F.lli Peluso”. Doveva essere realizzata in pietra artificiale (cromofibrolite), che imitava il marmo di Trani, in perfetta sintonia con lo spirito autarchico che il regime fascista imponeva.
Il primo restyling risale al 1947. Con 55mila lire, fu realizzato lo stemma di Terra d’Otranto, per sostituire quello del regime e fu rifatto sia il piede del toro posto nella nicchia centrale sia la testa di quello presente nel simboli, insieme ad altri interventi nella vasca.
La cerimonia dopo il restauro
Nella cerimonia post-ristrutturazione è stato il Sindaco Pippi Mellone a tagliare il nastro dell’opera monumentale che ha ritrovato quel fascino che ha sempre avuto dopo gli interventi della ditta Vitale Restauri, di Nardò su progetto degli architetti Giovanni De Cupertinis e Katja Maaria Huovinen. Il restauro ha permesso di restituire antica dignità scultorea e funzionalità a uno dei simboli della città, motivo identitario e d’orgoglio per generazioni di neretini.
Si è proceduto innanzitutto con una pulitura delle superfici, poi con una serie di azioni mirate di consolidamento superficiale e stuccatura (previa rimozione delle parti “ammalo rate”), quindi con operazioni di riadesione e protezione.
Per quanto riguarda l’impianto idrico, è stato ripristinato il circuito originario che immette l’acqua nella vasca centrale superiore e sono state sostituite le tubazioni danneggiate (compresi gli ugelli per il getto proveniente dalle teste di medusa). È stato rifatto l’impianto d’illuminazione non più funzionante con l’installazione di apparecchi a Led ad immersione.
Il sindaco Pippi Mellone ha voluto far coincidere questa serata fortemente simbolica con l’anniversario della sua elezione a Sindaco di Nardò, avvenuta esattamente cinque anni fa. Alla cerimonia ha preso parte anche Valeria De Metrio, una delle pronipoti di Michele Gaballo.

«Quello che abbiamo fatto alla fontana del Toro – ha spiegato il primo cittadino – cioè riportarla all’antico splendore, restituendole dignità e decoro, è la metafora di quello che abbiamo fatto all’intera città in questi cinque anni, una città morente che abbiamo stravolto e ammodernato. Era giusto far coincidere l’inaugurazione della “nuova” fontana con l’anniversario dello storico 19 giugno 2016, quando Nardò ha iniziato il suo straordinario processo di cambiamento. Che, ovviamente, non finisce qui. Può sembrare una battuta, ma nella sostanza non lo è: visti i cambiamenti di cinque anni, Nardò ha bisogno di nuove cartoline perché abbiamo trasformato i luoghi più belli o ne abbiamo creati di nuovi».
«Questa è una città – ha aggiunto il vicesindaco Oronzo Capoti – che aveva amministrazioni che impiegavano tre anni per fare una strada e per farla male. In questi anni abbiamo stravolto tutto, andando nel cuore dei problemi, individuando le soluzioni, intercettando le risorse e facendo i lavori nei tempi giusti. Il restauro della fontana del Toro è una promessa mantenuta. Si tratta di un simbolo della città a cui siamo tutti legati, un motivo di identità e di orgoglio per i neretini che vivono qui e per tutti quelli che sono sparsi nel mondo».
