Gasdotto Tap, dopo l’incontro con Blair è chiara la posizione di Salvini. E i cinque stelle che pensano?


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Qualcuno parla di spaccatura all’interno del Governo giallo-verde causata proprio dalla questione, delicatissima, del gasdotto Tap. Qualcun altro, più cauto, parla di una “soluzione” non ancora trovata che metta d’accordo un po’ tutte le parti in causa. Da un lato, infatti, ci sono i pentastellati che hanno costruito la campagna elettorale intorno al grido di “è un’opera inutile”. Dall’altro c’è la posizione di Matteo Salvini (e della sua Lega) che tira dritto, sostenendo che “bisogna farlo”.

Del resto, mentre Di Maio e il Movimento Cinque Stelle temporeggiano, in attesa di dare un verdetto che sia definitivo su Tap, il Ministro dell’Interno ha incontrato l’ex premier britannico Tony Blair che è  – tra l’altro –  consulente dell’azienda chiamata a realizzare il gasdotto in Salento.

Un incontro – voluto ufficialmente per parlare di immigrazione, Brexit e politiche energetiche come si legge sulla pagina Facebook del vicepremier – che si può riassumere intorno a due frasi ben precise. La prima riguarda il ruolo dell’Italia, chiamata a non essere più soltanto “spettatrice” nella partita energetica. Una partita voluta per non dipendere più dalla Russia. Il tunnel che sbucherebbe anzi sbucherà a San Foca permetterebbe al nostro Paese di diversificare le fonti di approvvigionamento, aumentando la concorrenza tra i vari fornitori. Il resto sono logiche di mercato…

La seconda racconta, in salsa diversa, il perché il Trans Adriatic Pipeline è un’infrastruttura che s’ha da fare.

«Con il massimo rispetto nei confronti dell’ambiente e degli ulivi, i benefici sulla bolletta energetica che deriverebbero dal completamento del Tap sono decisamente maggiori dei costi» avrebbe dichiarato Salvini al termine del faccia a faccia.

Se tutto si traduce in termini di costi-benefici è chiaro da che parte pende la bilancia dell’attuale Governo su cui si sono accesi i riflettori di tutto il mondo, come dimostra anche l’attenzione dell’America di Trump.

Insomma, il gasdotto se si deve fare… si farà. Dispiace per chi non lo ha mai voluto, per chi lo ha considerato e lo considera dannoso e per chi ci ha messo la faccia mentre urlava né qui né altrove o né moi né mai, ma giunti a questo punto sembra impossibile fermarlo. Anche chi aveva promesso di bloccarlo in 15 giorni dovrebbe avere il coraggio di dirlo, di dire quali sono le inzioni.

Se non altro perché il sindaco di Melendugno, Marco Potì e il popolo dei No-Tap attendono una risposta e una “visita” del premier Giuseppe Conte che, proprio dopo l’incontro con il Tycoon, aveva annunciato che avrebbe incontrato le comunità locali per ascoltare le loro ragioni. Ma l’incontro ancora non c’è stato e soprattutto non è in programma.