Oltre ai quasi 100 comuni vi sono altrettanti piccoli centri che concorrono a creare un territorio a municipalità diffusa. La vecchia, ormai sopita, idea del Salento-cittá sembra fuori dal tempo.
La chiamavano città Salento ed era un’idea con un suo perché. Fu al tempo della Provincia guidata da Giovanni Pellegrino (2004-2009) che questa tensione progettuale sembrò attecchire sul piano dell’organizzazione del territorio, non solo a livello turistico.
L’immagine di un territorio compatto, coeso, uniforme, ma al tempo stesso ricco di differenze, era un tentativo ambizioso di dotare la provincia di Lecce di una nuova e più forte identità.
Inutile dire che tale visione non ha avuto prospettiva né attuazione e il Salento si è ritrovato a specchiarsi nel suo proverbiale campanilismo, e infatti, a parte il tentativo unico di accorpamento dei comuni di Acquarica e Presicce, il territorio resta ancorato alle sue 96 municipalità e alle sua circa 50 frazioni oltre a un numero difficile da conteggiare di marine. Per non parlare dei borghi.
Insomma sullo scacchiere provinciale abbiamo difronte non meno di 200 nuclei urbani, molti dei quali confinanti o addirittura separati, poco nettamente, da un incrocio o una rotatoria.
Da qui la difficoltà a mantenere un coordinamento unico in una visione unitaria che specie dal punto di vista turistico comporta tecniche e strategie divergenti se non addirittura, in certi casi, contrastanti.
