Heroes a Lecce. UniSalento protagonista al Festival delle start-up


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L’aula Fermi del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento ha ospitato nei giorni scorsi un importante evento. Heroes, la kemesse riservata al mondo dell'imprenditoria e delle start-up, giunta alla sua seconda edizione, ha fatto tappa a Lecce. Il programma di Heroes, ha previsto per il 2017, il coinvolgimento delle Università di tutta Italia. Un esperimento che mira ad unire le competenze degli studenti di ingegneria ed economia aziendale, facilitando l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso la conoscenza di nuovi canali da sfruttare per una buona riuscita della loro futura impresa o progetto.

Heroes, il più importante Festival euro Mediterraneo su Innovazione e Impresa, punta dunque a spronare i giovani mettendosi in gioco, sul modello di start-up di successo. In questo momento storico, che resta difficile, in un’Italia dove la logica della ricerca di un posto fisso e di uno stipendio sicuro risuona come un mantra, Heroes punta a creare spazi dedicati alla formazione, all’autoimpego e all’avvio di start-up.

Il tour universitario di Heroes, nella tappa in Unisalento, ha dedicato un momento importante alla pitch competition. Un’opportunità riservata alle startup e agli spinoff dell’Ateneo leccese, che ha visto le brevi presentazioni di idee di business legate a progetti ambiziosi che hanno confermato, semmai ce ne fosse bisogno, la creatività costruttiva dei giovani salentini. All’incontro erano presenti, Giuseppe Grassi, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, Alvise Marzo e Diego Castagno dell’Associazione Innovars e Michele Franzese, ideatore e co-founder di Heroes.

Al termine di questo appuntamento, Leccenews24 ha incontrato Michele Franzese e Diego Castagno per un breve confronto sulle start-up. La prima domanda è per Michele Franzese.

Chi sono gli Heroes a cui vi rivolgete?

"Heroes sono un poco tutti i ragazzi che con forza scelgono di realizzare i propri sogni. Per essere ascoltati e per veicolare le informazioni oggi c’è bisogno di usare l’esasperazione anche dei termini. Per questo abbiamo pensato ad Heroes, trasformando lo straordinario in normalità. In Italia stiamo vivendo un momento di depressione economica che rende i giovani scarsamente entusiasti e noi vogliamo poter dare a questi giovani, che rappresentano il futuro, un modello a cui ispirarsi. Heroes non è comunque un modo per spettacolarizzare l’imprenditoria ma un contributo nel generare innovazione. Da qui nasce la nostra esigenza di essere dentro le Università".

Diego Castagno, qual è l’approccio vincente al mondo delle start-up e all’imprenditoria?

"Ci sono sostanzialmente due modi per guardare al mondo delle start up e delle imprese che nascono. C’è quello olistico e affascinante della retorica della start-up tecnologica, che nasce dall’idea del genio che nel suo garage assieme ad altri 2 amici inventa un computer. Il genio si chiama Steve Jobs e il computer si chiama Apple. L’azienda è quotata in borsa e fa ricavi miliardari, assume un sacco di persone e crea e produce ricchezza per tutti. Oppure l’azienda può chiamarsi Facebook , Twitter, Bla Bla Car. O ancora non è così rinomata ma ha alla base un’idea è vincente e arriva un investitore che la finanzia o addirittura la compra".

Ma la realtà è più complessa: ci sono le idee brillanti e i brevetti che fanno fortuna, ma ci sono ragazzi o uomini e donne di valore che hanno un’idea imprenditoriale magari banale ma che funziona, magari legata alla manifattura, all’artigianato o all’agricoltura, ma che ugualmente vale la pena di sostenere, nella logica del lavoro e dello sviluppo della comunità. Oggi in Italia va di moda parlare di start-up perché in questi anni in Italia si è perso il senso del rischio e del fare impresa, almeno nella maggior parte del Paese. Eppure con il sostegno all’imprenditoria diffusa, il labour intensive si combatte la disoccupazione in un era in cui l’applicazione della tecnologia ai processi produttivi segnerà una trasformazione del mondo del lavoro.
Dunque in sintesi da un lato c’è il mondo delle start-up tecnologiche fatte di uomini brillanti e di idee geniali che aspettano di diventare imprese floride e di successo, dall’altra un mondo di piccoli imprenditori o partite iva cui qualcuno deve spiegare come si fa a restare in piedi in un mercato sempre più selettivo e difficile.

L’una non esclude l’altra, anzi. Sullo sfondo un paese che deve creare lavoro e preoccuparsi dei NEET, i giovani che non lavorano e non studiano, e che deve pensare a strategie industriali che guidino la ripresa dopo anni di recessione, in un quadro fiscale e normativo che non è pensato per i giovani né per chi vuole fare impresa.
Quindi ci sono coloro che attraverso le politiche del lavoro cercano di promuovere l'imprenditoria come sistema per far inserire le persone nel mondo del lavoro attraverso l’autoimpresa, dal basso e poi c’è Heroes Maratea che crea dei campioni di startup di successo che facciano da driver.

In buona sostanza, pur se in apparente contrapposizione, le due strategie viaggiano di pari passo per riportare i giovani a guardare con positività al loro futuro.

di Tiziana Protopapa