Il pittore innamorato degli ulivi: Ennio Grazioli e la sua arte

Ha visto il suo paese cambiare ed i suoi coetanei andare all’estero, ma lui ha scelto di restare e di continuare a raccontare il territorio. Il Maestro Grazioli ha aperto le porte di casa per mostrarci i suoi ricordi.

Il Maestro Ennio Grazioli, aletino ed artista, ci ha raccontato parte del percorso che lo ha portato a scoprire il suo talento. Ha condiviso con noi il suo passato svelandoci alcuni rimpianti. Autore dello stemma comunale in pietra leccese esposto presso il municipio, vanta una lunga storia fatta di lavoro ed avventure. Una vita intensa da migrante prima e da impiegato comunale poi, ebbe la fortuna di partecipare agli scavi che riportarono alla luce la necropoli messapica di Alezio, negli anni '70. Attualmente in pensione, ci ha ricevuti nel suo laboratorio di via Enrico Toti ed ha risposto a qualche nostra domanda.

Ciao Ennio, come e quando ha avuto inizio la tua carriera artistica?

"Ho iniziato a disegnare  da piccolissimo. Alle scuole medie una figura fondamentale fu il Professore di Disegno, l’architetto Coppola. Lui notò il mio talento e mi incoraggiò a coltivare le mie capacità. Ricordo che voleva farmi partecipare ad un concorso provinciale ma ci furono degli attriti a causa del mio carattere ribelle. Lui mi rimproverava di non dare ‘effetto’ ai miei disegni . Ero un ragazzino e non capivo cosa intendesse, solo a distanza di tempo riuscì a dare un senso alle sue parole. Accadde grazie alla locandina di un Film, raffigurante una donna bellissima. Decisi di volerla disegnare e mi resi conto che le cose accarezzate dalla luce vengono avanti prima di quelle che restano al buio: scoprì le ombre. Grazie a questa intuizione iniziai a cimentarmi anche nella scultura".

Nella tua vita non sei stato solo un artista, hai anche svolto altri lavori?

"In verità l’arte non è mai stata un lavoro. Nei piccoli paesi come Alezio si tende a non riconoscere il talento dei propri concittadini. Io non mi sono mai sentito valorizzato o incoraggiato dalla mia comunità e me ne dispiaccio, te lo dico con onestà. Per i miei compaesani e per molte amministrazioni che si sono succedute ero semplicemente ‘Ennio lo spazzino’. Se avessi dovuto campare d’arte, qui nel mio paese, sarei morto di fame".

E perché non te ne sei mai andato?

"E dove potevo andare? Quando ero giovane le uniche possibilità erano la Svizzera o, se si aveva la fortuna di avere qualche parente fuori, il Nord Italia. In verità per un periodo ci sono stato in Svizzera e per ben dieci anni mi sono dato da fare nei più svariati lavori ma la nostalgia di casa era straziante. Vivevo male, volevo tornare a tutti i costi. Ti lascio immaginare la gioia che provai quando vinsi il concorso da spazzino, benchè si prospettassero guadagni sicuramente meno lauti ho deciso di tornare".

Grande parte della tua produzione artistica si concentra sullo studio degli ulivi, perché?

"Mio padre era un contadino e gli ulivi sono per me un’immagine familiare. Sono cresciuto tra i tronchi di questi alberi maestosi e nutro un amore sconfinato per loro. Forse quello che provo è un gradino oltre l’amore, è senso di appartenenza".

Se potessi parlare con un ulivo cosa gli diresti?

"Paterno Ulivo, tu hai dato tanto all’uomo: il calore con la legna, l’ombra d’estate ed il sapore al cibo con il tuo olio e lo hai fatto per millenni. Sei simbolo della pace e di tutto ciò che c’è di buono ma noi uomini non abbiamo saputo fare tesoro dei significati profondi che si annidano tra i tuoi rami. Ora che ti stiamo perdendo ci rammarichiamo di non aver fatto nulla per salvarti. Perdonaci".

Ti penti di qualcosa?

"Mi pento di non aver fatto le scuole superiori, rinunciare a delle competenze vuol dire condannarsi a sbattere su di un muro di cemento quando si ha a che fare con gente più preparata. Purtroppo i miei tempi erano diversi e, benché il Professore Coppola avesse cercato di indirizzarmi verso il proseguimento degli studio, le condizioni economiche della mia famiglia non me lo permisero".

Cosa consigli ai giovani?

"Sicuramente consiglio di non incappare negli errori della mia generazione, perduta tra rimpianti ed impotenze. I ragazzi dovrebbero puntellare le amministrazioni e le istituzioni e pretendere un ruolo.  Spero che la generazione dei ventenni di oggi si renda protagonista di una rigenerazione del Salento e credo che la strada da perseguire sia il ritorno alla terra: vedo tante di quei terreni  incolti che, se venissero messe a frutto,  sarebbero una fonte di lavoro e di reddito immensa".

Per chiunque sia incuriosito dalla figura del maestro Grazioli segnaliamo la sua mostra personale, organizzata dall’associazione culturale CAT Codici di Avviamento Territoriale, che si terrà in occasione dei festeggiamenti di San Rocco, il 15 ed il 16 Ottobre, ad Alezio. La mostra sarà allestita nei locali del Vecchio Municipio – in Piazza – nel cuore dei festeggiamenti dedicati al compatrono aletino.

a cura di Armenia COTARDO
 



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