Covid, l’immunologo Minelli: “La prima dose di AstraZeneca potrebbe bastare.  Si verifichi il livello di anticorpi”


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“Potrebbe non essere affatto necessario, per molte delle persone che recentemente si sono vaccinate con AstraZeneca, sottoporsi a una seconda somministrazione se, nel frattempo, dovessero avere sviluppato i fatidici anticorpi bloccanti”, è quanto afferma l’immunologo clinico e allergologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, in un periodo in cui si sono riaperte le discussioni sul vaccino anglo-svedese, dopo la morte della giovane Camilla Canepa, che ha   fatto prendere la decisione al Comitato tecnico scientifico di vietare la somministrazione di AZ a tutti gli over 60, anche a coloro che hanno ricevuto la prima dose che verranno “richiamati” con  una vaccinazione eterologa.

Nato come vaccino monodose

“C’è un razionale alla base di questo ragionamento – prosegue il professionista – AstraZeneca nasce come vaccino monodose; si constatò poi che, in un discreto numero di persone, una sola somministrazione poteva non essere sufficiente a immunizzare adeguatamente il vaccinato e allora quel prodotto fu re-impostato con doppia somministrazione, potenzialmente in grado di fornire riscontri complessivi più soddisfacenti in termini di immunizzazione.

Rispetto a questa percentuale di soggetti non adeguatamente immunoprotetti con un’unica dose di vaccino, c’era però la maggioranza delle persone che, dopo la prima dose AZ, avevano prodotto livelli di anticorpi più che accettabili”.

Verificare il livello di anticorpi

“Allora – continua Minelli – la deduzione logica è: prima di somministrare un’eventuale seconda dose di vaccino diverso da quello inoculato con la prima puntura, verifichiamo il livello acquisito di protezione anticorpale. Perché, con risultati soddisfacenti, può non esserci alcun bisogno di ricorrere ad un mix di vaccini differenti non solo per composizione, ma anche per modalità di intervento.

Semmai, sempre monitorando l’andamento nel tempo della risposta immunitaria post-vaccinale, decideremo di somministrare la seconda dose di vaccino, a quel punto necessariamente diversa dalla prima, nel momento in cui si sarà ridotta la carica anticorpale protettiva indotta dalla prima ed unica somministrazione.

Questo eviterà – conclude – inedite miscele, perché nel frattempo si sarà esaurita l’azione stimolante sul sistema immunitario del primo vaccino somministrato”.