
Una tegola pesante, pesantissima, di ben 20 milioni di euro si abbatte su tutti i 97 comuni della Provincia di Lecce.
Questa è la cifra che dovrà essere versata alla società Progetto Ambiente che, nell’ambito del ciclo dei rifiuti salentino, gestisce l’impianto pubblico di Cdr (combustibile derivato da rifiuto) a Cavallino.
Il Consiglio di Stato, in via ormai definitiva, ha accolto la tesi dei gestori dell’impianto, difesi dall’avvocato Luigi Quinto, la società Progetto Ambiente appunto (società partecipata dal Gruppo Marcegaglia di Mantova e dal Gruppo Albanese di Massafra): la tariffa che i comuni pagavano per il conferimento dei rifiuti solidi urbani all’impianto di Cavallino era sottodimensionata e adesso va adeguata, con gli arretrati, a partire dal 2010. E il conto è salato: 20 milioni di euro.
L’adeguamento della tariffa viaggia tra € 30 ed € 40 a tonnellata (a secondo delle annualità) per ogni anno di gestione a partire dal 2010; il conto quindi, al 2015, è presto fatto e i comuni salentini dovranno reperire le risorse per pagare tale debito che nasce dal taglio degli incentivi da parte dello Stato a favore della Progetto Ambiente che avevano fatto prevedere canoni di conferimento per i comuni salentini più bassi.
Senza quegli incentivi, che prima erano garantiti dallo Stato, la società che gestisce l’impianto ha dovuto rivedere le sue tariffe al rialzo, anche se i comuni della provincia di Lecce hanno provato in tutti i modi ad opporsi. Adesso dovranno pagare e la questione finisce così.
Con la legge finanziaria del 2007, i contributi statali sono stati ridotti del 50%, con ovvie ripercussioni sui costi di conferimento. “Un incremento della tariffa era quindi inevitabile – ha concluso l’avv. Quinto – in applicazione di una specifica previsione contrattuale che sancisce il diritto all’adeguamento per la ipotesi di modifiche normative sopravvenute alla gara che alterino l’equilibrio contrattuale.”