Sembravano belle a vedersi, una conquista per la Lecce moderna che poteva lasciarsi alle spalle le annose polemiche sulla mancanza in città di piste ciclabili. Così le hanno costruite. Le hanno fatte quasi con tutti i crismi e sono anche lunghe, perché partendo dalla circonvallazione raggiungono lo stadio Via del Mare. Un percorso non indispensabile ma certamente utile e magari anche piacevole, perché più di qualcuno potrebbe andare a vedere le partite del Lecce lanciandosi in una bella corsa su due ruote.
Ciò che fa impressione però, ma da buoni leccesi non dovrebbe sorprenderci troppo, è lo stato di incuria e di abbandono in cui le piste ciclabili sono state lasciate. Quasi a dire alla leccese: “ l’amu fatte sulamente cu nu bbu sentimu cchiu, ma tantu nu servenu a nisciunu”. E’ proprio vero: non servono, così no di certo.
E infatti, dopo che un ragazzino è andato a sbattere in velocità contro le chiome di un albero ad altezza d’uomo, anzi ad altezza di bambino, si pone anche un problema di sicurezza. Il percorso fotografico chiarisce bene i termini del problema. Si vede come le piste sono sottoposte alla vegetazione rigogliosa, troppo rigogliosa, perché, evidentemente un bene per pochi, non è un bene.
Ma così non va. Siamo convinti che per scarsa frequentazione della zona, gli addetti al verde urbano non si sono accorti della situazione e non hanno provveduto ancora alla potatura dei rami sporgenti e cadenti sulla testa di atleti della domenica e biciclettari, perché i ciclisti meriterebbero altro. Ma poi si sa, in fondo è questione di appeal. Le vere passeggiate in bicicletta si fanno alle Cesine, immersi nel verde, per una botta di vera salute. Altro che piste ciclabili.