“Da precaria ho isolato il Coronavirus”. La storia di Arianna Gabrieli, salentina nel team di ricerca del Sacco

La ricercatrice fa parte del team che nelle scorse ore ha isolato il ceppo italiano del Coronavirus. Tutti membri giovani, preparati e – come spesso accade in Italia – senza contratto a tempo indeterminato.

“È una soddisfazione grandissima, sono ore intense di lavoro e c’è molta stanchezza, ma la felicità è talmente tanta che ogni fatica viene ripagata”. Quando risponde al telefono Arianna Gabrieli è ancora in laboratorio.

Da domenica il team di ricerca dell’ospedale Sacco di Milano di cui fa parte lavora 12/13 ore al giorno. Ma alla fatica è subentrata la gioia di aver isolato il ceppo italiano del Coronavirus, e ora si guarda con entusiasmo agli effetti che da questo risultato possono derivare.

“Adesso abbiamo isolato il virus da 4 pazienti italiani di Codogno e questo permetterà alle aziende di studiare degli anticorpi e mettere a punto un vaccino. Noi faremo delle analisi per la caratterizzazione molecolare del virus, per capire come evolve nella popolazione e quale può essere la sua virulenza. Ma averlo isolato è essenziale, è il primo passo importante per capire come si comporta esattamente”.

In laboratorio con la 37enne ricercatrice originaria di Noha ci sono le colleghe Alessia Lai e Annalisa Bergna, oltre al ricercatore polacco Maciej Tarkowski. Un team giovane, preparato, ma – come spesso accade in Italia – senza un posto fisso.

“Siamo tutte precarie nel team di ricerca – afferma amareggiata la ricercatrice salentina. È una situazione che ci sconforta molto, perché viviamo sempre con l’ansia di non sapere se ci verrà rinnovato il contratto. Personalmente sono qui dal 2016 e per ora mi è stato sempre rinnovato, però non avere un contratto a tempo indeterminato comporta ansia, non è facile vivere con serenità”.

Arianna Gabrieli è una libera professionista con partita IVA e percepisce 29mila euro lordi l’anno, circa 1500 euro al mese. Tanto valgono le eccellenze in Italia. Del precariato parla poco e non per lamentarsi, ma si augura che “chi di dovere” intervenga per stabilizzare l’incertezza del mondo della ricerca, solo a posteriori elogiato come settore d’eccellenza della nazione. Emblematico è il caso di Francesca Colavita, giovane ricercatrice precaria assunta dallo Spallanzani di Roma dopo aver isolato il Coronavirus.

Ma su una sorte simile Arianna Gabrieli non si sbilancia, preferendo piuttosto mettere ordine nella confusione che da settimane accompagna il proliferare delle notizie sul Coronavirus: “Da biologa dico che non è una semplice infezione, ma di certo non è una pandemia. È un virus che non si conosce ancora completamente. In Lombardia ci sono tanti casi ed è un bene che si sia identificato subito il focolaio di Codogno.

La situazione non si risolverà domani, ma sicuramente il lavoro che stiamo conducendo aiuterà a velocizzare il procedimento di messa a punto del vaccino che, unito alle misure messe in campo dalla politica, può riuscire ad arginare il contagio”.



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