La Xylella avanza. Oggi a Trepuzzi muoiono quasi trecento piante


Condividi su

Il piano Silletti bis prosegue inesorabile. Nulla sembra si possa fare verso la scelta di abbattere ancora altri alberi di ulivo nel Salento. Sono più di 3mila gli alberi da tagliare, soprattutto nel Nord Salento. Oggi è la volta di Trepuzzi, il primo comune ad aver dato esecuzione al nuovo piano che non vede altra alternativa se non condannare a morte le piante infette dalla Xylella fastidiosa. Dello stesso parere già Confagricoltura che non vede, come tanti, altra soluzione.

Certo, da qui a dover fare i conti con la mala informazione, il passo è breve. È degli ultimi giorni l’annuncio shock sul noto sito di compravendite on line, Ebay, dove un annuncio invitando ad acquistare olio barese, ha definito “infetto” quello salentino.

Insomma, ruspe e motoseghe in azione questa mattina negli uliveti trepuzzini che si trovano lungo l'area che costeggia il percorso della ferrovia. Nei giorni scorsi i proprietari dei terreni interessati hanno ricevuto la notifica del decreto di abbattimento ed ora si spera soltanto che gli indennizzi arrivino, e arrivino presto. Le operazioni di taglio, depezzatura del tronco e svellimento della ceppaglia sono in corso su 273 alberi.

Le ruspe si sposteranno poi nel brindisino, a Torchiarolo, Cellino San Marco e San Pietro Vernotico. Ma c’è sempre chi non si vuole arrendere: i sindaci dei comuni i cui territori sono stati coinvolti dalla falce degli abbattimenti – tra cui anche Campi salentina e Oria – si incontreranno per mettere sul tavolo la strategia comune più adatta per ricorrere contro il piano di Giuseppe Silletti. Intanto proseguono i campionamenti anche nella zona di Leverano, Nardò e Copertino.

La xylella fastidiosa, insomma, pare avanzi inesorabile come il Nulla nel racconto fantastico de “La storia infinita”. Ma guai a demonizzare, guai a diffondere notizie false e prive di fondamento scientifico. E c’è anche chi, nonostante i divieti UE, pianta nuovi esemplari di ulivo, come Giuseppe Spagnolo. Sì, perché la terra salentina non vuole stare a guardare e, se è necessario, “disobbedisce”.