Sono le tre e trentacinque, di notte. L’orologio del campanile segna le tre e trentacinque.
Il silenzio è assoluto. Fa fresco. Il silenzio e il fresco fanno sì che tutti dormano profondamente, anche più del solito. I bimbi fanno bei sogni. Gli adulti fanno sogni meno belli, ma sognano anche loro. Anche gli animali domestici dormono profondamente, e forse sognano persino loro.
Sono le tre e trentacinque e tutto procede tranquillo, regolare, pacifico. Un secondo dopo l’altro, un secondo dopo l’altro, un secondo dopo l’altro.
Qualcuno russa, qualcuno si sveglia assetato, qualcuno si gira, qualcuno si tira su il lenzuolo, qualcuno si sveglia perché deve fare pipì. Come ogni notte alle tre e trentacinque.
Ma la terra, questa notte alle tre e trentacinque, ha altri progetti, altre intenzioni, malvagie, insondabili, sanguinarie. La terra, questa notte alle tre e trentacinque, ha deciso di tremare, di tremare forte, di tremare a lungo, di tremare e distruggere, di tremare e uccidere, di tremare e non dare scampo, di tremare senza il minimo preavviso, di tremare e sbriciolare, di tremare e seppellire: persone, animali, cose, residenti, emigranti rientrati per pochi giorni, turisti, ricordi, speranze, senza differenze. Perché la terra che trema non distingue niente e nessuno: né i neonati dai morenti, né i buoni dai cattivi. La terra che trema non rispetta niente e nessuno. Sbriciola e basta. Sbriciola tetti e fondamenta, case e scuole, ospedali e chiese, campanili e cantine.
Sono le tre e trentasei. Ormai la terra che trema sbriciola vite come fossero grissini.
Che cosa possiamo opporre alla potenza, assurda e incomprensibile, della terra che trema? Per ora solidarietà, amicizia, fratellanza. E poi prudenza, intelligenza, lungimiranza.
di Enrico Mauro